Ma in
quei decenni, pur nel silenzio
della memoria, le botteghe
artigiane caltagironesi
continuarono a sfornare figurine
da presepe che ripetono i
protagonisti classici della
Natività e le figure di contorno
oramai consacrate dalla
iconografia tradizionale - ù
spavintatu ru cassebiu, ù
ciarramidaru, ù ricuttaru, ù
cacciaturi, ù pasturi chi dormi -
e tanti altri, che mutuano della
realtà sociale ed economica del
secolo atteggiamenti e Costumi.
Anzi, tale è l’aderenza al
mondo reale che, negli anni,
perfino queste caratteristiche
cambiano col mutare degli eventi e
divengono specchio di quella
società e delle sue modificazioni.
Ma ciò che può essere considerata
la stagione più splendida della
creazione di Presepi e di figurine
che lo costituiscono é dato, sul
finire del ‘700, dal sorgere della
produzione dei due fratelli
Bongiovanni e, più in particolare,
dal minore dei due, Giacomo, che
comincia a produrre statuine in
terracotta policroma da presepe
seguendo la secolare tradizione,
ma dandole dignità artistica.
Questa stagione non nasce dal
nulla, ma si nutre di ciò che gli
artigiani e le botteghe dei Secoli
passati avevano tramandato e non
solo loro, ma anche l’intera
società, in quanto la tradizione
del presepe era una costante della
festività natalizia, diffusa in
tutte le classi sociali.
Giuseppe e Giacomo avevano una
sorella, che sposò Sebastiano
Vaccaro e dalla loro unione
nacquero 5 figli. Di
questi, Giuseppe, si legò allo zio
ed alla sua bottega continuandone
l’attività tanto da firmarsi
Bongiovanni Vaccaro ed è lui che
sorpassa in quest’arte i suoi
maestri e diventa un vero artista.
Della sua produzione, Lamberto
Loria, famoso etnologo, ai primi
del novecento, scrive: "Le
statuette che ho portato a Firenze
saranno da tutti ammirate e
riconosciute come capolavori del
genere". Ed infatti colmi di premi
e riconoscimenti le sue figurine
gireranno l’intera Europa ed
avranno posto nei musei più
prestigiosi, come il British di
Londra e quello di Monaco di
Baviera.
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