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Sommario

 
 

 BREVE STORIA DEL TEATRO

Introduzione e
definizioni di Teatro

La rappresentazione del divino nei riti primitivi
Ai primordi del Teatro Greco
Nascita della terminologia teatrale
Costumi e maschere del teatro greco
I protagonisti del Teatro greco
…e la Commedia?
Il Teatro romano
Autori romani
Il Teatro medievale
Il Teatro rinascimentale
Altri autori rinascimentali
La commedia degli Zanni
Il Teatro seicentesco spagnolo
Il Teatro elisabettiano
Il Teatro classico francese
Il Teatro del Settecento in Italia
Il Teatro del Settecento in Germania
Il Teatro dell’Ottocento in Francia
Il Teatro dell’Ottocento in Inghilterra
Il Teatro dell’Ottocento in Italia
Tra Ottocento e Novecento in Italia
L’alba del XX secolo in Italia
Il teatro contemporaneo del Novecento
Nella seconda metà del Novecento

 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
   

 

 
  Breve Storia del Teatro
Ai primordi del Teatro Greco
 
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Agli inizi il teatro greco si rifaceva, nei misteri di Eleusi, al culto di Osiride in Egitto, ma trasformatisi in ricorrenze del ciclo delle stagioni agresti. Successivamente presero piede le celebrazioni delle gesta di Dionisio, uomo-dio, messe in scena a ricordo e commemorazione del dio stesso. Esse, con una struttura elementare, consistevano in frenetici girotondi di satiri ubriachi ed osceni. Ad essi erano associati semplici canti corali.
Con la formazione di una lingua greca (grazie anche all’opera di Omero), fino a Solone, nel 594 a.C,  ai cori e le danze si unirono le rappresentazioni degli eroi e delle loro gesta memorabili.
Nella Grecia Antica alle feste rurali e locali, le Linee, dove si recitavano agoni drammatici, seguivano, in inverno, le feste Dionisiache, che per la loro importanza erano panelleniche. Dal V secolo a. C. dette feste raggiunsero l’importanza che conosciamo, riflessa nelle opere drammatiche giunte fino a noi.

L’”agonismo” degli Agoni Dionisiaci
Gli Agoni Dionisiaci furono istituiti, per quanto riguarda la Tragedia, a partire dal 534 a. C., e per la Commedia dal 486 a. C. Gli Agoni erano vere e proprie gare tra autori e opere drammatiche. Esse prendevano il nome dall’Arconte in carica, che aveva il compito di trovare i finanziatori della messa in scena di quell’anno. Egli nominava un "Corego" per poeta. Più era munifico il "Corego", migliore era la messa in scena, con più probabilità di vittoria. Naturalmente l’attribuzione dei finanziatori ai poeti avveniva tramite sorteggio, com’era comune nell’antica Grecia.
Il Poeta, contemporaneamente, era regista, compositore, coreografo e attore della propria tragedia.
I giudici deposti alla votazione finale delle opere, detti Kritai, venivano anch’essi sorteggiati in ragione di uno su dieci Demos, segnalati da ogni singola città. L’urna con i sorteggiati veniva custodita nel tempio di Dionisio, fino all’inizio dell’Agone. Aprire prima del tempo la famosa “busta” era sanzionato o con l’esilio o, addirittura, con la morte.

All’apertura della gara sacra veniva portato in teatro il simulacro di Dionisio Eleuterio, si aprivano le urne con i nomi dei Kritai e veniva letto il programma delle gare. A quel punto iniziavano i festeggiamenti in onore a Dioniso, ma fuori dal teatro. Erano seduti sulle prime file i notabili della città, con al centro il trono per il massimo sacerdote di Dioniso.
Da rispettare era inizialmente per i tragediografi la regola della trilogia: tre opere per tre argomenti sacri specifici, decisi per quell’agone. Col tempo, però, questa regola fu annullata in favore di una maggiore libertà degli autori. Fu deciso, altresì, la presentazione di un dramma satiresco in più: nacque, così, la tetralogia.
Inizialmente (nel V secolo a. C.) l'ordine di rappresentazione era prestabilito: si iniziava con un dramma satiresco, poi un’opera già conosciuta e infine quelle inedite. In epoca successiva vennero rappresentate solo quest’ultime. All’inizio vi era un solo attore, che fu portato a due con Eschilo, e a tre con Sofocle. Seguentemente non variò più il numero degli attori. Essi erano il protagonista, il deutoragonista e il tritagonista. L’attore principale era il Protagonista che manteneva una posizione preminente sugli altri due e sul coro. Gli attori recitavano parti maschili e quelle femminili, o, tramite il cambiamento della maschera e l’aggiunta di un mantello, anche più di una parte.
La funzione del Coro non è da sottovalutare. Formato da coristi semi-professionisti, pagati dal Corego, esso poteva passare da quindici fino a cinquanta componenti (dipendeva, chiaramente, dalle elargizioni del finanziatore). La sua era una funzione cardine all’interno della Tragedia. Non solo interloquiva con il Protagonista, ma commentava i passi stessi del dramma, in tanti modi di riflettere l’azione: poteva, cioè, oltre che commentare, anche commuoversi, compatire o addolorarsi per le vicende. Non poteva, però, togliere al Protagonista le decisioni o il governo stesso dell’opera drammatica.
Il tempo teatrale della rappresentazione nel Teatro Greco collimava con la durata di una intera giornata, che a sua volta poteva corrispondere con il tempo narrato nel testo. Nell’Orestea di Eschilo, as esempio, l’azione comincia all'alba concludendosi con il calare del giorno. 

Il teatro nella sua forma “drammatica”
Se il teatro, dalla definizione stessa, può indicare diversi tipi di spettacolo, è vero anche che storicamente e sostanzialmente esso è rappresentato dal Teatro drammatico. La triade, autore, attore e spettatori, a volte, può ridursi a due (se l’attore è autore di se stesso), ma difficilmente può non avere alla sua base un testo da recitare e comunicare. Il teatro drammatico presuppone quindi l'esistenza di un testo e di attori che lo interpretano, con personaggi e storie in ambienti diversi dai propri. Altrettanto generalmente si ritiene che la forma drammatica sia legata alla presenza in scena di almeno due attori. I monologhi raramente possono raggiungere l’intensità drammatica di un contrasto tra almeno due personaggi. Il dialogo meglio può costruire lo “scontro psicologico” tra essi. Bernard Shaw scrisse «Non c'è opera teatrale senza conflitto»

   
 
   
   
 
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