I costumi che gli attori indossavano non erano casuali.
Dovendo rappresentare gli eroi, la loro fisionomia doveva
essere ingigantita dal costume stesso. Ecco perché si
portavano in scena i coturni, calzari con una suola
spropositatamente alta, imbottiture e maschere. I costumi
teatrali non rappresentavano quelli comuni, né contemporanei,
né storici, questo perché il costume teatrale era concepito
quasi come una divisa legata al teatro stesso. Generalmente il
vestito di scena era il chitone, una specie di tunica che
scendeva fino ai piedi, dai colori sfarzosi, ma anche,
semplicemente, rossa o nera e con maniche lunghe, chiusa con
una cintura all’altezza del petto. Il tutto per potenziare
l’effetto scenico. Le maschere avevano un’importanza
fondamentale, perché toglievano all’attore la sua
individualità a favore dell’effetto simbolico. Con grosse
capigliature e smorfie di tipo diverso: piangenti nei drammi,
ridenti nella Commedia. Ogni maschera, con le sue diverse
caratteristiche, rappresentava un personaggio: dalla maschera
gli spettatori potevano identificarli riconoscendoli. Le
maschere, inoltre, erano fornite di megafoni, che rafforzavano
la voce dell’attore, che comunque doveva essere tonante e di
buona dizione. Alcuni ritengono questo per raggiungere tutti
gli spettatori seduti nella cavea (che poteva arrivare anche
fino a ottanta metri), altri invece, suppongono, essendo i
teatri greci ottimi sotto il profilo acustico, per ingigantire
ed enfatizzare la voce, sempre in funzione simbolica.
Anche il trucco faceva la sua parte. Se l’attore
impersonificava una donna doveva portare il volto dipinto di
bianco; per un giovanetto i capelli dovevano essere biondi,
per una persona anziana, bianchi, per un uomo, rigorosamente
neri.
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