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Plinio il Giovane e Plinio il Vecchio,
casualmente, hanno legato la loro vita con un disastro terribile
passato alla storia: l’eruzione del Vesuvio e la distruzione di
Pompei, Stabia ed Ercolano, nel 79 d.C. Plinio il Giovane ne
descrisse la furia, guardando dal lato opposto del Golfo di
Napoli, mentre lo zio, Plinio il Vecchio, vi trovò la morte.
Eppure, all’epoca in cui vissero, essi erano conosciuti per
l’importanza delle loro carriere, che portò Plinio il Giovane a
ricoprire la carica di prefetto all'erario di Saturno,
cioè uno dei cassieri dell'impero romano. Nato a Como nel 61
d.C. da famiglia ricca di rango equestre, perse il padre ancora
bambino. Dopo essere stato affidato ad un amico di famiglia,
Virgilio Rufo, fu, in pratica, adottato dallo zio Plinio il
Vecchio. Trasferitosi a Roma, frequentò la scuola di Quintiliano
e del retore greco Nicete Sacerdote. I suoi studi l’abilitarono
alla retorica e all'avvocatura, conoscendo nella retorica sia lo
stile di Cicerone che quello dell’asianesimo. Nel 79 d.C.
assiste, come detto, alla storica eruzione del Vesuvio, dove
perse lo zio. Alla morte della madre (avvenuta nel 83 d.C.),
Plinio ereditò tutto l’ingente patrimonio di famiglia. Fu
praticamente la sua ricchezza, oltre che le alte conoscenze e,
naturalmente, le sue capacità, che gli permisero di seguire una
carriera più che brillante: Tra l' 89 e il 90, riveste
l’attività del Tribunato della Plebe e diviene senatore. Nel
96, alla morte di Domiziano (che non l’aveva favorito), sotto
l’imperatore Traiano, riprende il suo cammino professionale
diventando soprintendente del tesoro. Nel 100 d.C. diventa
console supplente, e pronuncia il discorso "Panegirico Traiano"
in senato, poi pubblicato. Nello stesso anno, insieme all’amico
Tacito, si occupa dell’accusa nel processo contro Mario Prisco.
Nel 103 difende due ex governatori, in un processo per
appropriazione indebita. Nel 105 diviene Curator: magistrato
delle Acque del Tevere e della Cloaca Maxima.
Successivamente, coronò l’ascesa nella carriera divenendo uno
dei cassieri dell'impero romano. Morì in Bitinia, nel 113,
dove rivestiva il ruolo di governatore da due anni.
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