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Andando avanti nel tempo molti matematici iniziarono ad impegnarsi per la risoluzione dei tre problemi classici, ossia la quadratura del cerchio, la duplicazione del cubo e la trisezione dell'angolo. Bisognava farlo utilizzando solo riga e compasso, in quanto il possibile uso di altri strumenti non veniva visto positivamente. In questi studi si applicarono: Archita di Taranto, Ippia di Elide e Ippocrate di Chio. Tutto tempo sprecato, perché, in tempi moderni, è stata dimostrata l’impossibilità di trovare una soluzione ai tre problemi. Eudosso di Cnido, invece, tentò di avvicinarsi al cerchio mediante l’uso di poligoni regolari, chiamato metodo di esaustione.

In età ellenistica, venne fondata la famosa biblioteca di Alessandria in Egitto (ed il Museo). Con la raccolta e la diffusione dei principali testi composti, in tutti i settori, essa divenne il più importante centro culturale del periodo. In epoca ellenista si data l'opera di Apollonio di Perga (262-190 a.C ca.), di Euclide (367-283 a.C. ca.) e di Archimede di Siracusa (284-218 a.C. ca.).
La principale opera di Apollonio fu Le Coniche, in cui analizza le sezioni coniche: l’ellisse, la parabola e l’iperbole.
Il lavoro portato avanti da Euclide consiste, invece, principalmente, nella raccolta in un solo testo dei fondamentali teoremi elementari di Aritmetica ma, soprattutto, di Geometria. Nel trattato Elementi, egli trascrive i principali teoremi di geometria, piana e solida, come il Teorema di Pitagora, la costruzione dei solidi regolari, racchiudendo tutta la matematica elementare in pochissimi assiomi (cinque per la geometria), e dà, anche, una dimostrazione matematica dell'infinità dei numeri primi.
Il Manuale di Euclide raccolse talmente tanto successo che per secoli tutte le persone più colte in Occidente (compresi studiosi e scienziati, come, per esempio, Isaac Newton) lo conoscevano attentamente; questo fino al XX secolo.
Archimede di Siracusa è tuttora molto conosciuto come uomo di genio, come matematico, ma soprattutto per l’invenzione e la costruzione di tecnologie innovative e strabilianti. I suoi specchi ustori avrebbero incendiato e sconfitto le navi romane nell’assedio di Siracusa. Sarebbe morto, sempre nella leggenda, per errore da un soldato romano, dopo la conquista della città.
Archimede può essere considerato il padre della fisica matematica. Riuscì ad approssimare il pì greco ponendolo tra due numeri limite, definendo, inoltre, la formula per determinare l'area del cerchio ed il volume e la superficie della sfera. A lui dobbiamo la costruzione dei solidi semiregolari, chiamati anche “archimedei”. Nell'opera Sulle spirali, Archimede anticipa il calcolo infinitesimale, trovando la tangente e la lunghezza di un arco di spirale archimedea. Nella appendice del testo Quadratura della parabola calcola, perfino, il risultato di una serie geometrica.
Di lui ci rimangono innumerevoli opere, che hanno superato i millenni fino a noi.

Da citare tra i matematici successivi sono: Ipparco di Nicea e Claudio Tolomeo. Il primo compose la prima tavola trigonometrica, utile per risolvere tutti i tipi  di triangoli. Il secondo calcolò le formule di addizione e sottrazione del seno e del coseno.

E in epoca romana? La grande Roma, a parte la matematica utile alle costruzioni ingegneristiche, rifiutò, praticamente, il bagaglio matematico d’epoca greca, assimilandola all’astrologia. Se questo era valso per i romani, lo fu di conseguenza per i cristiani ed i barbari. Sant'Agostino arrivò a sostenere, addirittura, che i matematici avessero stipulato un contratto con il diavolo.
La raffinata matematica greca decadde, così, nell’oblio durante tutto l’arco del medioevo seguente.


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