L’incontro di pensiero fra Plotino e Agostino di Ippona sul
rapporto bene-male, diverge su un punto fondamentale: sul
peccato, elemento del tutto assente nella filosofia greca.
Proprio in rapporto ad esso la dottrina cristiana ha una
concezione lineare della Storia come evoluzione verso il
riscatto dell’Umanità e la sua salvezza finale. Questa nuova
ottica della storia, in cui si svolge la lotta tra bene e male,
rivaluta questa e l’intera dimensione terrena, vista come
negativa dal platonismo. Il mondo acquista, perciò, un valore e
un significato, essendo il prodotto dell'amore di Dio. Dio entra
nella storia e all'amore ascensivo greco, Agostino contrappone
l'amore discensivo di Dio per le sue creature. Questo porterà,
verso il V secolo, alla regola monastica «prega e lavora»
formulata da Benedetto da Norcia. Il lavoro manuale del
Benedettini viene visto in funzione del lungo percorso di
salvezza del cristiano, nessuno escluso. E’ questo “viaggio”
ascendente che porta al nuovo concetto di “progresso”, mai
formulato prima. L'evoluzione universale, in cui tutti siamo
protagonisti, sarà la base di tutta la filosofia medievale.
Il lavoro manuale dei benedettini risultò tanto più
significativo per lo studio e la copiatura dei testi antichi.
Essi, infatti, non si limitarono alla riproduzione dei trattati
religiosi, ma si occuparono anche dei testi filosofici e
letterari dell’età classica. Il lavoro degli amanuensi ha
permesso che molti testi dell’antichità abbiano superato il
periodo medievale per giungere sino a noi. Inoltre, questa
preziosa opera fece dei monasteri e delle abbazie, in quel
periodo, un polo di diffusione della cultura e, quindi,
dell’insegnamento. Scuole di pensiero precedenti divennero del
tutto inutili: l’Accademia di Atene, ad esempio, fu chiusa nel
529
ad opera di Giustiniano.
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