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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  4/4  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Se in Europa si affermava la filosofia neoplatonica, la tradizione aristotelica, dovuta ad Alessandro di Afrodisia (del periodo ellenistico), che ne aveva dato un’interpretazione personale, continuava a persistere in Medio Oriente. Naturalmente l’impatto con le dottrine religiose monoteistiche era alla base dei contenuti di queste filosofie preudo-greche. In oriente gli influssi maggiori furono da parte della religione musulmana. Così le traduzioni del filosofo Aristotele in Medio Oriente si arricchirono di interpretazioni, aggiunte e sbocchi culturali (anche con lo stesso neoplatonismo) tali da farne cosa sincretica quasi nuova. Con il tentativo d’espansione verso l’occidente degli arabi, questo pensiero giunse di rimando anche dalle nostre parti, come a Granada, Cordova e Palermo.
Tra i maggiori filosofi di stampo arabo ed ebraico possiamo citare: Al-Kindi, Al-Farabi, Ibn Bajjah, Avicenna e Averroè dalla parte Coranica e dalla parte Ebraica Filone di Alessandria, Avicebron e Mosè Maimonide.

Il filosofo Avicenna, già medico  (a lui si devono i trattati Canone della medicina e del Libro della Guarigione), considerava le sue teorie filosofiche utili a “far guarire l'anima dall'ignoranza”. A suo dire l’universo non era stato creato nel tempo, ma in un’emanazione dell’Uno, tale da originare l’intero sistema cosmico, suddiviso in vari livelli, fino a giungere all'aristotelico Intelletto Attivo. Più in basso gli uomini, possessori soltanto di un intelletto “potenziale”.

Averroè, famoso nell'Europa cristiana per aver scritto il voluminoso Commentario, crede nella creazione di Dio dell’Universo, ma in una sfera senza tempo. Per lui esiste una interdipendenza tra le Sfere Celesti e la Terra, dove l’uomo non ha neanche l’intelletto potenziale di Avicenna. Egli, infatti, individua questo intelletto passivo al di sopra di esso. L’intelligenza  è unica e medesima in tutti gli esseri umani, e non è propria di nessuno di questi. Ogni percezione umana ha bisogno dell'Intelletto Agente per innalzarsi fino all'astrazione. La conoscenza è di questo Intelletto, mentre quello umano origina solo saperi individuali, dissimili tra loro. Ecco perché l’uomo ha bisogno della Religione e del pensiero filosofico, ristretto a poche persone. Le verità di fede e di ragione compongono un’unica verità: quella della Rivelazione. Ai filosofi spetta il dovere di riflettere sui dogmi religiosi contenuti nel Corano in forma allegorica.

Dal lato ebraico, un primo tentativo di conciliare la propria fede con i filosofi greci fu fatto nel I secolo d. C. da Filone di Alessandria. Con Avicebron, e Mosè Maimonide il rapporto raggiunge forma più matura. In Malmonide il rapporto tra fede nella Torah e nel Talmud e forme filosofiche razionali parte da alcuni concetti base come l'esistenza di Dio e la sua immortalità. Altri punti fermi sono, naturalmente, l'origine creazionistica del mondo, la trascendenza di Dio e il libero arbitrio umano. Anche in lui il pensiero aristotelico subisce influenze di tipo neoplatonico. Curiosamente il suo pensiero concorda con quello di Averroè sulla negazione dell’immortalità dell’anima umana.

   
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