Nel Medioevo, e soprattutto nel Duecento,
i filosofi avevano una grande fiducia nella ragione umana, che
poteva analizzare e portare a chiarimento persino i misteri
della fede. Se Dio, infatti, nei Vangeli si afferma come
Logos (cioè come Principio Logico) è evidente l’utile mezzo
della ragione per comprenderne l’essenza. Nel Trecento, però,
all’ottimismo si contrappone una diversa visione delle cose.
E’ in particolare in Inghilterra che due pensatori, lo scozzese
Duns Scoto e Guglielmo di Ockham, danno delle ricerche
teologiche una versione opposta. Scoto afferma che non tutto è
possibile all’indagine filosofica: esiste un limite invalicabile
al ragionamento umano. Esiste il problema, ad esempio,
dell’essenza (il problema dell'haecceitas) che definisce
un oggetto specifico, che può essere quello e nient’altro (hic
et nunc). L’incomprensibilità è proprio “perché” è tale e
non diversamente. Egli individua, così, un limite non solo al
ragionamento, ma a tutto il sapere umano, alla conoscenza. E se
questo lo è sulle cose, a maggior ragione è tale sull’essenza di
Dio. E’ quindi inutile riflettere su ciò che non può avere una
risposta razionale. Come sosteneva lo stesso Parmenide, Scoto
afferma che esiste una necessità di essere dell'Essere, ma la
sua ragione, per noi esseri umani, è del tutto incomprensibile.
Scoto concepisce un Dio completamente diverso da prima: Dio
possiede una volontà “incomprensibile e arbitraria”, del tutto
non razionale, poiché, se lo fosse, la sua libertà ne sarebbe
limitata. Da ciò la nascita del fideismo, cioè la
fiducia cieca e totale in Dio, immotivata da argomenti
razionali.
Il radicalismo di Occam Di questa
nuova teoria filosofica e teologica fece parte anche Guglielmo
di Ockham. Si distinse, possiamo dire, per il radicalismo delle
sue posizioni, molto più estreme di Scoto. Esponente di spicco
della corrente nominalista, arrivò a negare la posizione di
mediazione della Chiesa fra l’uomo e Dio. Sostenne che Dio non
ha creato l’universo per «intelletto e volontà», la teoria di
Tommaso d'Aquino, ma solo con la volontà, senza logica, regole o
leggi, in piena libertà. Questa libertà, che si riflette
sull’uomo, permette ad esso di scegliere la moralità.
Ciononostante, il giudizio su di esso di Dio, non sarà ne basato
su predestinazioni o sulle opere compiute, ma secondo leggi del
tutto inconoscibili. Secondo la teoria riduzionista, inoltre,
Occam nega sia i concetti di causa che di sostanza, che egli
reputa metafisici. Si schiera, in definitiva, a favore
dell’approccio empirico alla conoscenza.
Il misticismo tedesco Creatore
della mistica speculativa tedesca fu Meister Eckhart. Come molti
nel Trecento, sosteneva l’imperscrutabilità di Dio, tanto da
sostenere una teoria del tutto personale. Esso scriveva che Dio,
in una creazione continua e infinita, origina se stesso e il
proprio Figlio negli stessi esseri umani. Per questo egli
spingeva gli uomini ad una cura di se stessi e della propria
anima, attraverso una assidua e costante preghiera
contemplativa.
Questa inconoscibilità del Creatore portò,
in definitiva, alla separazione, sempre più accentuata, tra
scienza e fede. Secondo il pensiero della scuola di Chartres,
da un lato si valorizzava l'indagine naturale ed empirica,
dall’altra si giunse ad una fiducia assoluta in Dio. La distanza
tra dimensione terrena e quella divina e spirituale, così
accresciute, portò ad un crescente fideismo nel XIV secolo
(quello dello stile estremo del gotico architettonico).
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