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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  2/3  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Nato a Cherso, in Dalmazia, vi iniziò gli studi con Petruccio da Bologna. Nel 1554, si trasferì a Venezia, dove intraprese studi di grammatica con Andrea Fiorentino. Soggiornò per un certo periodo a Ingolstadt dal cugino, il luterano Mattia Flacio Illirico.
Raggiunta l’università, studiò a Padova, sotto anche Bernardino Tomitano. Durante l’Università fu nominato presidente della Congrega degli Studenti Dalmati.
 In questo periodo il suo carattere, inquieto e insoddisfatto, lo portò a cercare tra le varie teorie filosofiche quella che realmente lo convincesse, affrontando persino da solo la traduzione di testi latini e greci, come, ad esempio, Xenofonte. In una lettera del  1587, all'amico Baccio Valori, narrandogli il periodo universitario, scrisse: “E fra tanto, sentendo un frate di S. Francesco sostentar conclusioni platoniche, se ne innamorò, e fatto poi seco amicizia dimandogli che lo inviasse per la via di Platone. Gli propose come per via ottima la Teologia del Ficino, a che si diede con grande avidità.” Ebbe inizio, così, la sua strada di filosofo neoplatonico.
Nel 1553, a Venezia, pubblicò diverse opere, come la Città felice, il Dialogo dell'Honore, il Discorso sulla diversità dei furori poetici e le Lettere sopra un sonetto di Petrarca. La morte del padre, nel 1554, lo riportò, per curare gli interessi della famiglia, a Cherso, dove rimase per quattro anni. Tornato in Italia, tentò di entrare alla corte del duca di Ferrara Ercole II d'Este, ma senza successo. A Venezia, sotto la protezione di Giorgio Contarini, conobbe il poeta Bernardo Tasso (padre del più famoso Torquato), e con lui fondò , l’accademia della Fama. Scrisse i dieci Dialoghi della Historia (1560) e i dieci Dialoghi della Retorica (1562).

Iniziò per lui un periodo alquanto travagliato. Mandato a Cipro per curare gli interessi del Contarini, si trovò ad acquistare diversi manoscritti d’epoca greca, commerciando anche in altri settori. Per un breve periodo,  fu coinvolto nella
guerra turco-veneziana, ed imbarcato sulla flotta veneta al comando del generale Andrea Doria. Successivamente passò al servizio dell’arcivescovo di Cipro Filippo Mocenigo, tornando in Italia, a Padova, come precettore di Zaccaria, nipote del Mocenigo. Scrisse le Discussioni peripatetiche,  pubblicato nel 1571 (il primo volume) e interamente nel 1581 a Basilea.
La sorte volle che Cipro cadesse in mano ai turchi, facendogli perdere tutto il capitale investito nell’isola. Rimanendogli solo gli antichi trattati, fu costretto a venderli a Filippo II di Spagna. Chiese aiuto agli amici.

La sorte volle che dopo un periodo buio ne seguisse per il Patrizi uno notevolmente migliore. Dal 1577, infatti, insegnò filosofia nell'università di Ferrara fino al 1592. Raggiunto l’apice, tranquillamente iniziò a comporre trattati d’ogni genere: filosofici, letterari, di strategia militare, di ottica, d’idraulica e di botanica. Nel 1587 fu nominato membro dell'Accademia della Crusca.
Pubblicò le Discussioni peripatetiche (nel 1581), il Parere in difesa di Ludovico Ariosto (nel 1585), il Della Poetica (nel 1586), ove giudicava superiore la lingua volgare sul latino, la Nuova geometria (nel 1587) e la Philosophia de rerum natura. Con la divulgazione, nel 1591, del trattato Nova de universis philosophia, Patrizi fece un mezzo passo falso: il libro fu messo all'Indice dal Sant'Uffizio. Tornò a circolare liberamente solo dopo che il filosofo eseguì delle opportune “correzioni”.

Grazie a papa Clemente VIII, suo amico, nel 1592, passò dall’università di Ferrara a quella di Roma (Studium Urbis). Divenne socio del Collegio illirico di San Gerolamo. Morì nel 1597 nella stessa Roma e tumulato nella chiesa romana di Sant’Onofrio al Gianicolo, nella medesima tomba del poeta Torquato Tasso.
   
   
   
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