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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  2/5  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Inizia per Giordano Bruno un periodo di peregrinazioni molto intenso. Innanzi tutto abbandona l’abito monacale. Giunto nell'aprile 1576 a Genova, vi risiede per quattro o cinque mesi, insegnando, nel frattempo, a Noli grammatica ai bambini e cosmografia agli adulti. L’anno successivo è a Savona e poi a Torino, dove, però, non trova lavoro. Da qui, discende il Po fino a Venezia. Nella città lagunare, più per fame che per cultura, pubblica il suo primo testo De' segni de' tempi (andato perduto). Ma neanche a Venezia ha fortuna: poco dopo scoppia una terribile pestilenza, che farà decine di migliaia di vittime (vi muore, tra gli altri, anche Tiziano). Bruno ripara a Padova, poi a Brescia, dove riveste l’abito dei domenicani, e quindi a Bergamo. Nell'estate del 1578, passando per Milano e Torino, giunge in Francia, a Chambéry.

Passato l’inverno nel locale convento domenicano, giunge, l’anno successivo, in Svizzera, a Ginevra. Nella cittadina ha modo di conoscere la colonia d’italiani, che qui sono divenuti calvinisti. Bruno abbandona il saio e ben presto diventa anche lui calvinista. Trova lavoro come correttore di bozze per l’interessamento del marchese Gian Galeazzo Caracciolo, che vi aveva fondato la comunità evangelica italiana, nel 1552. Poco dopo, a maggio, s'iscrive all'Università come «Filippo Bruno nolano, professore di teologia sacra», nel tentativo di avere una cattedra d’insegnamento. Non l’avrà: in agosto, per mettersi in luce, accusa il professore di filosofia Antoine de la Faye d’essere un pessimo insegnante, definendo, inoltre, «pedagoghi» tutti i pastori calvinisti. In effetti Bruno non ha scelto il calvinismo come propria fede, in realtà, come ha sempre dimostrato, egli tiene soprattutto alle sue convinzioni filosofiche e alla sua libertà di esprimerle. Tant’è che anche a Ginevra viene scomunicato e processato per diffamazione, fino ad essere costretto a ritrattare, il 27 agosto. Lasciata Ginevra, si diresse a Lione e poi a Tolosa, sede di una celebre Università.

A Tolosa, città di fede cristiana, occupò il posto di lettore per quasi due anni. Tenne lezioni sul De anima di Aristotele. Compose inoltre un trattato di arte della memoria (Clavis magna), andato perduto, ispirato all'Ars magna di Raimondo Lullo.
Ben presto scoppiò una guerra di religione fra cattolici e ugonotti, nel 1581. Abbandonando tutto, Giordano Bruno fu costretto a cambiare città: si diresse a Parigi. Stavolta le sue idee suscitarono un grande interesse, tanto che fu chiamato a colloquio dal re Enrico III. I due si legarono d’amicizia: Bruno gli dedicò un trattato  (De umbris idearum), ed il sovrano rispose nominandolo lettore straordinario all’università parigina. Anche altri furono i testi pubblicati a Parigi: il Cantus Circaeus, composta da due dialoghi: uno filosofico e l’altro sulle tecniche dell'arte della memoria; nel 1582 Bruno pubblicò una commedia in cinque atti, il Candelaio.

Nell'aprile 1583, insieme all’ambasciatore francese , si recò a Londra. Ad Oxford ebbe occasione di intavolare un dibattito pubblico nella chiesa di St Mary. Dopo questo chiese di poter svolgere delle lezioni all’interno della prestigiosa università. La richiesta fu accolta: nell'estate del 1583 Giordano Bruno sviluppò delle lezioni sulle teorie copernicane. Sembra strano, ma queste “innovazioni” non riscossero molto successo, persino ad Oxford, Copernico non era molto gradito. Ne è testimone l'arcivescovo di Canterbury Georg Abbot, che nel 1604, scrisse quanto le nuove teorie astronomiche fossero invise a lui e ai presenti le lezioni di Bruno. Con l’accusa di plagio del De vita coelitus comparanda di Marsilio Ficino, le lezioni furono interrotte. Tornato a Londra, nel 1584, il filosofo italiano ebbe l’occasione di pubblicare diversi testi: La cena de le ceneri, il De la causa, principio et uno, il De l'infinito, universo e mondi e lo Spaccio de la bestia trionfante, mentre, nel 1585, editò il De gli eroici furori e la Cabala del cavallo pegaseo.
Nell'ottobre del 1585 Giordano Bruno tornò a Parigi.




   
   
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