A Parigi, nel 1586, pubblicò una descrizione della fisica
aristotelica, la Figuratio Aristotelici physici auditus,
dedicata a Piero Del Bene, abate di Belleville,
facente parte della corte francese. Sempre critico convinto
della filosofia di Aristotele, fece pubblicare, firmato, però,
dal suo allievo Jean Hennequin, l’opuscolo Centum et viginti
articuli de natura et mundo adversus peripateticos.
Recatosi alla pubblica disputa ad esso dedicata nel
Collège de Cambrai, Bruno sostenne con forza tutte le sue tesi
contro il filosofo greco. Un giovane avvocato parigino, Raoul
Callier, gli si scagliò contro prendendo le difese di
Aristotele, con un grande appoggio da parte dei convenuti.
Bruno, una volta tanto, si eclissò. Ma la cosa non passò
inosservata. Poiché alla Sorbona il pensiero aristotelico e i
suoi adepti occupavano una posizione fortissima, ed in Francia
vi era una crisi politico-religiosa, Bruno, senza più appoggi a
corte, fu costretto, per l’ennesima volta, a lasciare il paese
alla volta della Germania.
Percorrendo la Germania, il
filosofo sostò brevemente a Magonza e a Wiesbaden, poi a Marburg,
fermandosi alla fine a Wittenberg.
S'immatricolò nella locale Università, dove insegnò come
doctor italicus. Siccome l'11
febbraio 1586 il nuovo
duca Cristiano I aveva privilegiato proprio gli
studi aristotelici, Bruno lasciò, dopo due anni, la città, non
prima di aver lodato l’ospitalità ricevuta con la lettura di una
Oratio valedictoria. A Praga, dove soggiornò per
sei mesi, scrisse e pubblicò il De lampade
combinatoria lulliana e il De lulliano specierum
scrutinio, dedicati all’ambasciatore spagnolo, e gli
Articuli centum et sexaginta adversus huius tempestatis
mathematicos atque philosophos, dedicato, invece,
all’imperatore Rodolfo II.
Questi lo ricompensò con una donazione di trecento
talleri. Tuttavia, Bruno riprese le peregrinazioni. Fu a
Tubinga, poi a Helmstedt,
dove si iscrisse all’università della città,
chiamata Accademia Julia, dal nome del fondatore
Julius von Braunschweig. Alla morte improvvisa
proprio del fondatore, il 1º luglio 1589,
Bruno è chiamato a leggere l’Oratio
consolatoria, in cui egli si racconta con le sue
vicessitudini in ambito cattolico, lodando al contrario i
tedeschi. Per tutta risposta il teologo luterano Heinrich
Boethius, sovrintendente della Chiesa luterana di
Helmstedt, lo scomunicò (probabilmente per vendetta). Provò a
ricorrere presso il prorettore dell'Accademia Julia,
Daniel Hoffmann, senza alcun risultato. Ciononostante soggiornò
ancora per un po’ ad Helmstedt, dove rincontrò alcuni
discepoli di Wittenberg, che gli erano rimasti legati. In questo
periodo scrisse varie opere sulla magia. Queste, come
molte altre precedenti, furono pubblicate postume, addirittura
nel 1891.
Nell’aprile del 1590 Giordano Bruno lascia
Helmstedt e raggiunge Francoforte.
Anche qui è solo tollerato, tanto che riparte per Zurigo, dove
terrà altre lezioni, raccolte successivamente e pubblicate
a Zurigo nel 1595 e poi a Marburg nel 1609.
Torna a Francoforte nel luglio del 1591, dove dà alle stampe
il De monade, numero et figura liber consequens
quinque, il De imaginum, signorum et idearum compositione,
e il De innumerabilibus, immenso et infigurabili, seu De
universo et mundis libri octo. A Francoforte, come oggi,
si teneva una fiera del libro, molto apprezzata dai librai di
tutta Europa, che vi accorrevano per presentare le loro opere.
Qui Bruno conobbe due librai, Giambattista Ciotti di Siena e il
fiammingo Giacomo Brittano, che operavano a Venezia. Nella città
lagunare , il patrizio Giovanni Mocenigo, attraverso il Ciotti
invitò il filosofo nolano a raggiungerlo a Venezia per
insegnargli l’arte della memoria. Bruno accettò: era l'agosto
del 1591. Si recò a Padova, dove tenne lezioni agli studenti
tedeschi, sempre sperando di ottenere la cattedra di matematica,
ma inutilmente. Recatosi a Venezia a novembre, poco dopo, era la
fine del marzo 1592, si stabilì nella casa del
Mocenigo per tenere le lezioni private richieste. Il 21 maggio
comunicò al patrizio di voler tornare a Francoforte per
stamparvi degli ultimi trattati composti. Fulmine a ciel sereno,
Mocenigo, forse paventando che Bruno volesse interrompere le
lezioni, lo denunciò al tribunale dell’Inquisizione il 23
maggio. Motivi di denuncia ve ne erano moltissimi, tanto che la
sera stessa il filosofo fu arrestato e immediatamente rinchiuso
nelle carceri di Venezia.
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