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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  3/5  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

A Parigi, nel 1586, pubblicò una descrizione della fisica aristotelica, la Figuratio Aristotelici physici auditus, dedicata a Piero Del Bene, abate di Belleville, facente parte della corte francese. Sempre critico convinto della filosofia di Aristotele, fece pubblicare, firmato, però, dal suo allievo Jean Hennequin, l’opuscolo Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus peripateticos. Recatosi alla pubblica disputa ad esso dedicata nel Collège de Cambrai, Bruno sostenne con forza tutte le sue tesi contro il filosofo greco. Un giovane avvocato parigino, Raoul Callier, gli si scagliò contro prendendo le difese di Aristotele, con un grande appoggio da parte dei convenuti. Bruno, una volta tanto, si eclissò. Ma la cosa non passò inosservata. Poiché alla Sorbona il pensiero aristotelico e i suoi adepti occupavano una posizione fortissima, ed in Francia vi era una crisi politico-religiosa, Bruno, senza più appoggi a corte, fu costretto, per l’ennesima volta, a lasciare il paese alla volta della Germania.

Percorrendo la Germania, il filosofo sostò brevemente a Magonza e a Wiesbaden, poi a Marburg, fermandosi alla fine a Wittenberg. S'immatricolò nella locale Università, dove insegnò come doctor italicus. Siccome l'11 febbraio 1586 il nuovo duca Cristiano I aveva privilegiato proprio gli studi aristotelici, Bruno lasciò, dopo due anni, la città, non prima di aver lodato l’ospitalità ricevuta con la lettura di una Oratio valedictoria.
A Praga, dove soggiornò per sei mesi, scrisse e pubblicò il De lampade combinatoria lulliana e il De lulliano specierum scrutinio, dedicati all’ambasciatore spagnolo, e gli Articuli centum et sexaginta adversus huius tempestatis mathematicos atque philosophos, dedicato, invece, all’imperatore Rodolfo II.  Questi lo ricompensò con una donazione di trecento talleri. Tuttavia, Bruno riprese le peregrinazioni. Fu a Tubinga, poi a Helmstedt, dove si iscrisse all’università della città, chiamata Accademia Julia, dal nome del fondatore Julius von Braunschweig.
Alla morte improvvisa proprio del fondatore, il 1º luglio 1589, Bruno è chiamato a leggere l’Oratio consolatoria, in cui egli si racconta con le sue vicessitudini in ambito cattolico, lodando al contrario i tedeschi. Per tutta risposta il teologo luterano Heinrich Boethius, sovrintendente della Chiesa luterana di Helmstedt, lo scomunicò (probabilmente per vendetta). Provò a ricorrere presso il prorettore dell'Accademia Julia, Daniel Hoffmann, senza alcun risultato. Ciononostante soggiornò ancora per un po’ ad Helmstedt, dove rincontrò alcuni discepoli di Wittenberg, che gli erano rimasti legati. In questo periodo scrisse varie opere sulla magia. Queste, come molte altre precedenti, furono pubblicate postume, addirittura nel 1891.

Nell’aprile del 1590 Giordano Bruno lascia Helmstedt e raggiunge Francoforte. Anche qui è solo tollerato, tanto che riparte per Zurigo, dove terrà altre lezioni, raccolte successivamente e pubblicate a Zurigo nel 1595 e poi a Marburg nel 1609. Torna a Francoforte nel luglio del 1591, dove dà alle stampe il De monade, numero et figura liber consequens quinque, il De imaginum, signorum et idearum compositione, e il De innumerabilibus, immenso et infigurabili, seu De universo et mundis libri octo.
A Francoforte, come oggi, si teneva una fiera del libro, molto apprezzata dai librai di tutta Europa, che vi accorrevano per presentare le loro opere. Qui Bruno conobbe due librai, Giambattista Ciotti di Siena e il fiammingo Giacomo Brittano, che operavano a Venezia. Nella città lagunare , il patrizio Giovanni Mocenigo, attraverso il Ciotti invitò il filosofo nolano a raggiungerlo a Venezia per insegnargli l’arte della memoria. Bruno accettò: era l'agosto del 1591. Si recò a Padova, dove tenne lezioni agli studenti tedeschi, sempre sperando di ottenere la cattedra di matematica, ma inutilmente. Recatosi a Venezia a novembre, poco dopo, era la fine del marzo 1592,  si stabilì nella casa del Mocenigo per tenere le lezioni private richieste. Il 21 maggio comunicò al patrizio di voler tornare a Francoforte per stamparvi degli ultimi trattati composti. Fulmine a ciel sereno, Mocenigo, forse paventando che Bruno volesse interrompere le lezioni, lo denunciò al tribunale dell’Inquisizione il 23 maggio. Motivi di denuncia ve ne erano moltissimi, tanto che la sera stessa il filosofo fu arrestato e immediatamente rinchiuso nelle carceri di Venezia.

   
   
   
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