Indubbiamente Giordano Bruno, nel suo girovagare, è
stato sempre visto come un personaggio scomodo, a causa delle
proprie idee (a volte anche di altri, come per quelle di
Copernico) e della libertà con cui egli le comunica a tutti.
Riuscì a farsi scomunicare da Cattolici, Calvinisti e Luterani.
Bruno è troppo moderno per i suoi tempi, e lo paga fino in
fondo.
Davanti il tribunale dell’Inquisizione
veneziana, egli tenta, posta in gioco la sua vita, una estrema
difesa. Poiché i giudici non possono essere a conoscenza di
tutto il suo bagaglio teorico, nega, tace, lima qualche sua
affermazione, poi conclude: alla base del ragionamento di un
filosofo vi è «il lume naturale», se giunge a conclusioni
divergenti con le teorie teologiche, non per questo deve essere
ritenuto eretico. Comunque sia, egli è pronto a ritrattare e
chiede il perdono per i suoi “errori”.
Sembra una buona
difesa, ma l’Inquisizione romana chiede l’”estradizione” e la
ottiene dal Senato veneziano. Il 27 febbraio 1593 egli è già
rinchiuso nelle carceri del Palazzo del Sant'Uffizio a Roma.
Vengono raccolti documenti, testimoni e denunce: i capi d’accusa
crescono a dismisura. Per procurarsi altre prove, la
Congregazione, il 24 marzo del 1597, decide di metterlo sotto
tortura.
Nel processo lo accusano delle sue teorie
blasfeme, ma egli non le rinnega, cercando solo di minimizzarle.
Per cui riafferma: l'infinità dell'universo, che è immobile,
mentre è la Terra a girare, la molteplicità dei mondi e la non
generazione delle sostanze. I giudici gli obiettano che nella
Bibbia si dice che la «Terra stat in aeternum» mentre è il sole
nascere e tramontare. Risponde che i Padri della Chiesa «sono
meno de' filosofi prattichi e meno attenti alle cose della
natura». Davanti i suoi accusatori egli arriva a sostenere che
la Terra ha un’anima, come quella umana, e quest’ultima non ha
sicuramente la forma del corpo. In più egli ritiene che le
stelle hanno natura angelica. Concede solo l'immortalità
dell'anima umana.
La Congregazione dei cardinali
inquisitori, il 12 gennaio 1599, lo invita all’abiura, sulla
base di otto proposizioni eretiche. Egli accetta a patto che le
sue idee siano ritenute eretiche non da sempre, ma solo ex
nunc. E’ difficile patteggiare con l’Inquisizione: il
tribunale rifiuta e propone nuove torture, bocciate però da papa
Clemente VIII il 9 settembre 1599. Il giorno successivo Giordano
Bruno si dichiara pronto all'abiura, ma il giorno 16 ci ripensa.
Intanto all’elenco delle eresie si aggiunge una denuncia
anonima, che dichiara l’ateismo di Bruno nel suo viaggio
inglese. Il giorno 21 dicembre, Bruno si dichiara innocente, non
avendo nulla di che pentirsi. Rifiuta, in sostanza, l’abiura.
In ginocchio davanti al tribunale, l’8 febbraio 1600,
ascolta la sentenza: condanna al rogo. Si alza e
dice ai suoi giudici: “Forse tremate più voi nel pronunciare
questa sentenza che io nell'ascoltarla”. La sentenza viene
eseguita il 17 febbraio a Campo de’ Fiori. Nudo, è legato ad un
palo. Non può dire nulla perché ha la lingua serrata da una
morsa. Viene acceso il rogo e Giordano Bruno è arso vivo. Al
termine, le sue ceneri finiscono nel Tevere.
Alla fine dell’Ottocento un Comitato
internazionale, composto fra gli altri da
Ernst Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer e Silvio Spaventa, è
promotore della realizzazione di un monumento in memoria di
Giordano Bruno. Vi furono opposizioni,
manifestazioni, votazioni e quant’altro. Quando alla fine lo
stesso capo del governo, Francesco Crispi, diede parere
favorevole, la statua fu accettata. Realizzata dallo scultore
massone Ettore Ferrari,
ha il suo spazio, proprio in piazza Campo de'
Fiori a Roma. Oltre alla dedica di un cratere lunare,
sul filosofo è stato realizzato un film di Giuliano Montaldo,
Giordano Bruno,
del 1973, interpretato da
Gian Maria Volontè. Appare anche nel film Galileo
di Liliana Cavani
del 1969.
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