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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  2/4  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Inizia col 1593 un periodo buio della sua vita. Tra i documenti estorti  a Bologna vi è il suo De sensu rerum e un testo di geomanzia, che a sua insaputa viene portato ad analizzare a Roma.
Intanto egli si reca a Padova al convento di Sant'Agostino. Non ha fortuna. Scoppia uno scandalo terribile: , il Padre generale del convento nottetempo subisce violenza da parte di alcuni frati. Incredibilmente anch’egli è indagato, ma viene poi assolto, risultando innocente.

Campanella rimane, però, a Padova, dove ha l’opportunità di conoscere Galileo Galilei e il filosofo veneziano Andrea Chiocco. Ma alla fine del 1593 o all'inizio del 1594, viene nuovamente arrestato dal Santo Uffizio. Le accuse sono moltissime, molte fantasiose, come l’aver scritto l’opuscolo De tribus impostoribus (Mosè, Gesù e Maometto), in cui vengono criticate, addirittura, le tre religioni monoteistiche. L’Inquisizione non ha, comunque, problemi: una volta arrestato l’imputato può subire la tortura, raccogliendo qualsiasi tipo di confessione. Intanto da Roma, analizzato il suo De sensu rerum, viene richiesto il trasferimento dell’imputato. L'11 ottobre 1594 Tommaso Campanella è rinchiuso nel carcere dell’Inquisizione di Roma.
A Padova e poi nella capitale, egli scrive in carcere diversi testi a sua difesa e della stessa filosofia telesiana. Ciononostante nel 1595 viene nuovamente torturato. Il processo, in ogni caso, si conclude con la sua abiura
nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva. E’ poi rinchiuso e confinato nel convento domenicano di Santa Sabina, sul colle Aventino. Qui vi rimase fino alla fine del 1596, poi destinato al convento di Santa Maria sopra Minerva.

Parafrasando il detto, per Campanella non ci fu tre senza quattro. Un concittadino di Campanella, sotto processo a Napoli per reati comuni, condannato a morte, forse per ritardare l’esecuzione, “rivelò” ai giudici i nomi di eretici calabresi, tra cui non poteva mancare Campanella. Da quì, il 5 marzo del 1597, Campanella fu nuovamente arrestato e imprigionato. Il giudizio finale della corte lo vide innocente e quindi assolto. Ciononostante, fu diffidato dallo scrivere e se ne chiese il confino.
In questo periodo travagliato dai continui processi, Campanella scrisse moltissimo e portò avanti le sue speculazioni filosofiche. Oltre ai testi composti per difendersi, scrisse opere dedicate a potenti, come i regnanti spagnoli (Discorsi ai prìncipi d'Italia) o a personalità d’ampio potere, come il cardinale Cinzio Aldobrandini (la Poetica). Abbiamo notizie di molti altri testi da lui composti, ma a noi non giunti.
Ai primi mesi del 1598, Campanella si recò a Napoli, soggiornandovi un poco. Oltre ad insegnare geografia, ultimò l' Epilogo Magno, già iniziato in carcere e che verrà accluso nella successiva Philosophia realis, il Prodromus philosophiae instaurandae, pubblicata solo nel 1617. A luglio dello stesso anno, partì per la Calabria soffermandosi in diversi Monasteri, fino a giungere al convento domenicano di Santa Maria di Gesù di Stilo. E qui rimase per diverso tempo.

Certo la vita condotta fino a quel momento non si può definire felice. Fatto sta che Campanella, osservando e riflettendo sulla situazione civile sua contemporanea, piano piano si convinse che stava per arrivare un nuovo mondo. Inoltre, da lì a poco, stava per iniziare il nuovo secolo, foriero di inimmaginabili capovolgimenti. Dal suo punto d’osservazione registrò: inondazioni del Po e del Tevere, allagamenti e terremoti in Calabria, l’arrivo di una cometa, oltre che di profezie e terribili convergenze astrologiche. Bisognava andare incontro al nuovo secolo. Così, Campanella, che se le andava a cercare, mise su una congiura per un’insurrezione contro il governo spagnolo. Il progetto, da lui, formulato comprendeva: cacciare gli Spagnoli, chiedendo l’aiuto dei Turchi e la successiva costituzione di una repubblica ideale calabrese, comunistica e teocratica. All’inizio del 1599, inoltre, cominciò a predicare l'imminente arrivo di uno straordinario rivolgimento epocale.
Non raccolse molti congiurati. In compenso la notizia della possibile insurrezione arrivò alle orecchie della polizia spagnola, che rinforzò i presidi militari. Campanella scappò dal convento di Stilo, passò per quello di Stignano, poi nel convento di Santa Maria di Titi, per giungere a casa di un amico. Progettò di imbarcarsi a Roccella e sfuggire alla cattura. Non fece in tempo: denunciato, fu arrestato e incarcerato a Castelvetere. Stava per affrontare il suo quinto processo.

   
   
   
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