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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  3/4  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Campanella e altri congiurati vennero tradotti al carcere napoletano del Castel Nuovo. Il Santo Uffizio, intanto, chiese alle autorità spagnole che i religiosi coinvolti (Campanella e altri sette frati domenicani) fossero portati a Roma. Non ottenendolo, papa Clemente VIII (antispagnolo con prudenza) fece giungere a Napoli suoi giudici: il nunzio di Napoli, Jacopo Aldobrandini e don Pedro de Vera, a cui si aggiunse poi il vescovo di Termoli, il domenicano Alberto Tragagliolo. L’intento era quello di ritardare la sicura condanna a morte degli ecclesiastici coinvolti.
Il fatto che era passato sotto la giurisdizione del Sant'Uffizio, non gli evitò la tortura. Durante questa confessò tutto, anche d’essere eretico. In quanto recidivo (relapso) era probabile la condanna capitale. A quel punto Campanella giocò l’ultima carta di fingersi pazzo, poiché questi non potevano essere messi a morte dall’Inquisizione. Nel dubbio, i giudici lo sottoposero, il 18 luglio 1600, al supplizio della corda per un'ora intera. Campanella ebbe la forza di continuare la messa in scena. Ma non bastò.  Il 4 e 5 giugno 1601, il filosofo fu sottoposto alla terribile tortura "della veglia": si trattava di 36 ore di corda alternata al supplizio del cavalletto, con tre brevi interruzioni. Qualcosa di inimmaginabile. Ciononostante Campanella resistette, rimanendo, però, tra la vita e la morte nei sei mesi successivi.

Campanella passò 27 lunghi anni nella prigione di Napoli. Durante questo periodo scrisse tutte le sue opere maggiori, tra le quali: La Monarchia di Spagna (1600), Aforismi Politici" (1601), Atheismus triumphatus (1605-1607), Quod reminiscetur (1606?), "Metaphysica" (1609-1623), Theologia (1613-1624), e  La città del sole (1602), forse la sua opera più conosciuta. Dal suo incredibile isolamento, riuscì, persino, ad intervenire nel processo inquisitorio contro Galileo Galilei, componendo lo scritto Apologia di Galileo (1616).

Portato a Roma, presso il Sant’Uffizio, grazie all’intercessione del cardinale Maffeo Barberini presso il re spagnolo Filippo IV, fu liberato definitivamente nel 1629. Maffeo Barberini diverrà papa col nome di Urbano VIII e Campanella ne diverrà consulente sulle questioni astrologiche per cinque anni. Quando, nel 1634, uno dei suoi seguaci realizzò una nuova cospirazione in Calabria, ne nacquero per lui nuovi problemi. Aiutato, stavolta, dal cardinale Barberini e dall'ambasciatore francese de Noailles, riuscì a mettersi in salvo in Francia. Iniziò per lui una nuova vita. Presso la corte di Luigi XIII, aiutato e finanziato dal re e protetto dal cardinale Richelieu, fu benvoluto da tutti. Risiedeva nel convento parigino di Saint-Honoré. Ivi scrisse il suo ultimo saggio Ecloga in portentosam Delphini nativitatem, in onore del nascituro, prossimo re  Luigi XIV (che sarà denominato il Re Sole). Morì a Parigi nel 1639.

   
   
   
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