E’ evidente come l’uomo non possa considerarsi il creatore
della realtà naturale: Tuttavia in alcuni ambiti, egli ha creato
delle astrazioni che gli competono, come la matematica o la
metafisica. D’altra parte, riflette Vico, la stessa società
civile è una sua creazione. La società è un prodotto della
Storia e nella storia vi è stata l’evoluzione della mente umana
e della sua civiltà. In essa egli verifica il concetto del
verum ipsum factum dando origine così ad una scienza
nuova. Se la matematica risulta un’astrazione, la
storia della civiltà umana è, per opposto, estremamente
concreta. L’uomo e la sua civiltà non possono essere concepite
fuori dal divenire storico, pena la totale astrazione. Così i
cartesiani o i neoplatonici assurdamente trasformano la
ragione in una realtà assoluta, senza tenere conto del
divenire storico, con la sua logica e i suoi condizionamenti.
Ecco così aprirsi il campo della filologia, ma non come semplice
raccolta di fatti. Essa, infatti, deve colloquiare con la
filosofia, essendo una complementare all’altra, cosi che
si possa accertare il vero e inverare il certo.
La “Scienza nuova”, proposta da Giambattista Vico,
opera sul divenire storico della civiltà umana. Essa deve
approfondire l’analisi storica alla ricerca di leggi e costanti
che ne siano alla base, così come accade per altri tipi di
scienze. I principi universali estratti, che hanno un
valore immateriale di tipo platonico, sono e devono essere il
modello cardine per la nascita e l’esistenza delle nazioni. A
questo punto Vico, sempre guardando alla storia della civiltà,
individua un principio superiore che la regola e la trasforma.
Se l’umanità, afferma, spinge versoi intenti
utilitaristici e del tutto individuali, la società, vista nel
suo complesso, si evolve, invece, verso finalità di progresso e
di giustizia secondo la regola della eterogenesi dei fini. Se in
teoria la Storia umana è il prodotto creativo dell’uomo, in
pratica non gli appartiene. Piuttosto egli individua come legge
generale, creatrice della realtà sociale, la guida della
Provvidenza, stavolta opera del Divino. Questa, nonostante le
guerre, le stragi o le malvagità, immette nell'agire umano un
principio di verità, che se non giunge attraverso una verità
rivelata, perlomeno è percepita nel senso comune dei popoli.
Oltretutto, la storia ha sempre contenuto principi di giustizia
e ordine, anche in epoche molto remote. Questa sapienza è una
verità eterna, che si esprime accadimento per accadimento, anche
in modi e forme storicamente dissimili. La storia, in
sostanza, realizza una mediazione tra l'opera umana e quella
divina. Poiché è vero che se regredisce a volte anche in
barbarie, è sempre vero che essa ripartirà seguendo una strada
sicuramente di livello superiore.
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