Applicando un metodo storico
all’evoluzione umana, egli individua la necessità di
approfondire lo studio delle lingue antiche, tanto da
estrapolarne i costumi di queste società. Poiché l’evoluzione
della civiltà opera anche sul binario della giustizia e del
diritto, va individuato l’iter di questo nella Storia.
Secondo Vico la storia parte dal Diluvio universale e da un
periodo di tipo primitivo, con uomini alla continua ricerca
nelle foreste di cibo. Di essi si sa poco. A suo avviso,
mancando la scrittura non esistono documenti, d’altra parte
quest primitivi s’intendevono con cenni, non possedendo neppure
una lingua. Questa “ferinità” è dovuta al peccato originale.
L’uomo ne esce grazie alla Provvidenza, quando il timore degli
eventi naturali porta l’uomo a credere la presenza dietro essi
di divinità. Egli si ferma, mette famiglia, seppellisce i propri
morti, lavora i campi e forma io primi gruppi sociali. A
fondamento, quindi, delle prime civiltà vi sono la nascita delle
religioni, da cui le prime leggi della convivenza, le nozze, da
cui la creazione della famiglia e della sepoltura dei propri
morti, segno della fede nell'immortalità dell’anima.
Le prime civiltà nascono dal tentativo di
darsi delle regole di convivenza. Secondo i due parametri (lo
sviluppo dei costumi e del diritto), Vico individua tre fasi
storiche: l'età degli dei, quando il governo del mondo
era attribuito a figure mitiche, che attraverso oracoli e
auspici trasmettevano la loro volontà; l'età degli eroi,
un periodo intermedio, quando le società erano governate
da repubbliche aristocratiche; l'età degli uomini, ultimo
periodo alla cui base sta l’uguaglianza naturale tra gli esseri
umani.
Il passaggio dall’età degli Dei a quella degli
eroi si deve alla nascita di organizzazioni sociali e politiche
dei signori, degli eroi, che conoscevano la forza e la ragion di
stato, Questi finirono per dare vita a ordini nobiliari. Gli
schiavi ne rimanevano al di fuori. In questo periodo, che Vico
chiamava della fantasia, si distinse il linguaggio mitico e
poetico. Con l’uso di entrambi, gli uomini, pur incapaci
razionalmente, crearono Miti poetici, che gli permettessero di
raggiungere la verità, almeno rappresentandola, attraverso
universali fantastici. L’opera di Omero, ad esempio, non è
solo quella di un poeta, ma la manifestazione del
pensiero e della cultura di tutto il popolo
greco. Il periodo dell’età degli uomini
arriva quando gli schiavi acquisiscono i
diritti mnaturali. Nascono le nazioni, che potevano essere
democratiche o monarchiche, certamente nel pieno rispetto della
«ragione naturale, che eguaglia tutti».
Le tre età di
Vico non solo hanno finito per verificarsi per popoli lontani
tra di loro, ma si sono attuati perché appartengono non solo
alla società, ma all’uomo stesso. Egli, infatti, percorre
diverse età, dall’infantile (del senso primitivo), passando alla
giovinezza (il periodo della fantasia), fino alla maturità, in
cui ogni essere umano raggiunge la ragione. Vico scrive: “Gli
uomini prima sentono senza avvertire; dappoi avvertiscono con
animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente
pura”. (Giambattista Vico, la Scienza Nuova)
L’obiettivo dello sviluppo storico, comunque, non deriva
solo dalla ragione, ma dal prodotto armonico di senso, fantasia
e razionalità insieme.
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