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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

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  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Cesare Beccaria (Cesare Bonesana, marchese di Beccaria) nasce a Milano nel 1738. Nella sua vita svolge attività nel campo giuridico, filosofico, economico e letterario.
Opera nella realtà milanese con i fratelli Verri, Pietro ed Alessandro, collabora con la rivista “il Caffè” ed è fondatore dell' “Accademia dei Pugni”. Conosce le opere di Locke, Helvetius e Condillac.
Tuttavia la sua figura rimane di grande importanza, anche attuale, per la sua adesione al pensiero illuminista e alla sua opera principale, pubblicata nel 1764, “Dei delitti e delle pene”, che gli valse notorietà a livello europeo. Venne osannato dai filosofi dell'Enciclopedia, dallo stesso Voltaire e dai philosophes francesi.


Dei delitti e delle pene”

"Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa".

Secondo la teoria contrattualistica, la Società si fonda su un contratto a cui i cittadini aderiscono liberamente, che gli affida il compito di sorvegliare sulla libertà individuale, sull'ordine pubblico e sulla sicurezza degli individui. Inserito in tale quadro il delitto può essere concepito come una violazione del contratto. Avendo la Società diritto di autodifesa interviene con delle pene in rapporto al crimine commesso (principio del proporzionalismo della pena) e sul principio “contrattuale” che nessun individuo può disporre della vita di un altro.
E' a questo punto che Beccaria trattando delle pene si dichiara contrario alla pena di morte. A suo avviso questa non è efficace come deterrente, piuttosto è la detenzione la vera soluzione. E' la certezza della pena e non la sua severità che le dà la vera forza (dall'inglese Robert Peel ). Le persone, sostiene, tendono a dimenticare l'esecuzione di una condanna a morte (non essendo stato seguito il processo), viceversa una condanna a vita, con la prospettiva di passare l'esistenza in carcere, può rappresentare una dissuasione al commettere un crimine.
Nel trattato, rifacendosi agli scritti di Tommaso Campanella, Beccaria arriva a sostenere il valore rieducativo della pena e che è "l'estensione e non l'intensione della pena" a spingere a non commettere delitti. Solo una fuga dal carcere può rappresentare un rischio per la Società tale da doversi punire con una condanna a morte.

Innumerevoli saggi di sociologia e di filosofia sono stati pubblicati fino ad oggi dalla stampa di “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria. Lo stesso Ugo Foscolo nel suo libro "Ultime Lettere di Jacopo Ortis" sostiene, in linea con le teorie di Beccaria, che "le pene crescono coi supplizi".

Forse pochi sanno che la figlia di Cesare Beccaria, Giulia, fu la madre di Alessandro Manzoni.

   
   
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