Al di là del suo pensiero politico,
che lo ha reso una delle principali
figure del Risorgimento italiano, da
rilevare, soprattutto, il suo pensiero filosofico. Quest’ultimo
fu criticatissimo da Victor Cousin, che lo considerava un
ritorno alle teorie medievali (come fu considerato anche il
pensiero di Rosmini), si basava, effettivamente, su una nuova
teologia ontologica (Cousin, addirittura, non lo riteneva per
questo un filosofo). Gioberti tenta di
ricostruire l’ontologia, affermando che l’unico ente (Ens) sia
Dio, che crea l’esistente ex nihilo. Tutto il
resto, a suo avviso, sono semplici esistenze. Sempre Dio è fonte
dell’intera conoscenza umana (le idee), che Lo rispecchia. Se la
ragione intuisce la conoscenza, questa deve riflettere Dio
tramite i mezzi del linguaggio. La conoscenza dell’Ente, le
esistenze concrete e i loro rapporti vicendevoli, fanno da base
per l’origine della filosofia. E’ a suo modo un nuovo filosofo
platonico. Nell’Introduzione allo studio della
filosofia in tre volumi (1839-1840), Gioberti porta avanti
la teoria per cui la religione è espressione dell’idea
nell’esistenza e, sempre questa, si
identifica con la reale civiltà nella storia. La storia avrà
completamento solo nell’evoluzione finale del Cristianesimo:
l’Ente redimerà gli esistenti. Il parallelo religione
uguale civiltà, lo porta a considerare la Chiesa come asse
portante su cui si fonda la vita umana. Da questo la supremazia
italiana poggia sulla restaurazione del papato e del suo dominio
morale(Del primato morale e civile degli Italiani).
Dalle sue teorie avrà inizio il cosiddetto “neoguelfismo”. I
suoi scritti (Del primato morale e civile degl’Italiani
e Prolegomeni , a cui hanno fatto
seguito Del bello e Del buono ) hanno
diffuso le sue originali idee, che, fino al Il Gesuita
moderno, attirando l’attenzione del clero più
liberale, hanno fatto coincidere le due facce della medaglia: il
religioso con il civile. Ciononostante la restaurazione del papa
a Roma, con i Gesuiti arroccati a sua difesa, portò alla
messa all’indice degli scritti dello stesso Gioberti. In testi
successivi, come La filosofia della rivelazione e la
Prolologia, si nota una lenta ma progressiva
maturazione delle sue idee. Tutti i suoi scritti,
anche quelli manoscritti, furono pubblicati da Giuseppe Massari
(Torino, 1856-1861).
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