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Come capita in filosofia, ad una
teoria se ne contrappone sempre un’altra. Così Rosmini si pone
contro sia all’Illuminismo sia al sensismo. In un evoluzione
politica, sostenendo i diritti naturali della persona, e quindi
anche la proprietà privata, fatalmente entra in contrasto con
socialismo e comunismo. Il suo Stato ideale non interviene a
limitare queste libertà, ma anzi il suo intervento è limitato ai
minimi termini.
Inizialmente le teorie filosofiche di
Antonio Rosmini, pur se collegato polemicamente a Pasquale
Galluppi (sensismo gnoseologico), prendono le mosse dalle
concezioni di Sant'Agostino e di San Tommaso, ispirandosi anche
alla filosofia platonica Guardò con interesse alla
filosofia ordinatrice di Kant.
La ricerca di Rosmini parte dalla necessità di
individuare una garanzia di oggettività della conoscenza,
un principio di verità che illumini l'intelligenza proponendosi
con istintiva evidenza, universalità ed immutabilità. Questo
principio nodale è per Rosmini l'idea dell'essere, che
originariamente da indefinito contenuto dell'intelligenza, si fa
determinato nell’applicazione ai dati sensoriali. Essa precede e
si fa contenuto. L'idea dell'essere, infatti, è l'unico dato
della mente che non derivi dai sensi, ed è per questo innata.
La riduzione kantiana, non soddisfa
Rosmini, che continua ad attribuire all’essere oggettività e
trascendenza. L’uomo è illuminato e pensante grazie ad esso. Al
di fuori di questo concetto vi è solo il nihilismo e il nulla.
Nel campo dell’etica, Rosmini, riconferma il suo necessario
carattere caritativo.
A livello politico Rosmini appoggiò
papa Pio IX, nel periodo della repubblica romana, seguendolo
anche nell’esilio a Gaeta. Tuttavia egli, avendo una formazione
cattolico liberale, se ne distaccò, ritirandosi a Stresa
sul Lago Maggiore. Partecipò, comunque, alla commissione
istituita dal papa nel 1849 per la realizzazione del testo che
definirà il dogma dell'Immacolata Concezione.
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