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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  5/5  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Nato in un'agiata famiglia borghese, seppe crescere raggiungendo notevoli obiettivi, come quello di divenire deputato nel Parlamento del Regno d’Italia, elettovi per tre legislature. Il fratello Silvio è ricordato tra i patrioti che fecero l’Italia. La madre, Maria Anna Croce, fu prozia del filosofo Benedetto Croce.

Bertrando Spaventa iniziò gli studi presso il Seminario diocesano di Chieti, venendo ordinato sacerdote. Nel 1838 gli fu offerta la cattedra di docente di matematica e retorica presso il seminario di Montecassino, dove si trasferì insieme al fratello Silvio. Nel 1840 si spostò a Napoli, dove portò avanti gli studi. A Napoli imparò, anche, sia il tedesco che l'inglese. Intanto frequentava i circoli liberali della città. Conobbe pensatori come Ottavio Colecchi e Antonio Tari. Bertrando, intanto, aprì una scuola privata di filosofia. Il fratello, invece, fondò il giornale Il Nazionale, a cui anch’egli collaborava.
Con i moti del ’48 e la ripresa del potere da parte di Ferdinando II (che abrogò la costituzione data), gli Spaventa furono costretti all’esilio, dapprima
a Firenze, quindi a Torino. L’aria piemontese e gli ideali liberali che si facevano strada dentro di lui, lo portò a deporre depose l'abito sacerdotale. Divenne giornalista, collaborando con numerose testate, quali: "Il Progresso", "Il Cimento", "Il Piemonte" e "Rivista Contemporanea". Il suo mutamento fu tale che scrisse una serie di saggi polemici contro La Civiltà Cattolica, la rivista dei Gesuiti.
A Torino approfondì la conoscenza dell’opera di Hegel, mentre definiva sempre più il suo pensiero filosofico e politico.
Le sue sempre maggiori conoscenze nel campo filosofico gli fecero ottenere, nel 1858, la cattedra di Filosofia del Diritto presso l'Università di Modena, e successivamente, nel 1860, quella di Storia della Filosofia presso l'Università di Bologna.
Intanto gli sviluppi storici delle guerre d’indipendenza, la spedizione garibaldina , la caduta del Regno delle Due Sicilie e la raggiunta unità italiana, gli permisero di rientrare a Napoli, ottenuta la cattedrali Filosofia all’Università partenopea (1861).

La critica tradizionale sosteneva come la filosofia italiana fosse stata sempre contraddistinta da una  fedeltà irriducibile alla linea platonico-cristiana. Bertrando Spaventa, invece, tentò di dimostrare, in lezioni divenute celebri (tra il novembre e il dicembre del 1861), che proprio in Italia fosse nato il pensiero moderno, laico e idealistico, poi sviluppatosi in Germania. Le sue teorie filosofiche sostenevano che vi era identità tra il pensiero di Tommaso Campanella con quello di Cartesio, di Giordano Bruno con quello di Baruch Spinoza, di Giambattista Vico e Antonio Rosmini con quello di Immanuel Kant, di Vincenzo Gioberti con quello degli idealisti tedeschi.

Il rapporto di circolarità individuato da Spaventa tra pensiero italiano ed europeo, cercava, dando una prospettiva diversa, di liberare la filosofia italiana dal provincialismo e dalla sua marginalità. Spaventa non solo fu tra i primi a studiare i filosofi europei nella loro lingua originale (data la sua conoscenza delle lingue), ma fu anche tra i massimi diffusori dell'idealismo hegeliano in Italia.
Le sue teorie lasciarono il segno nel pensiero di Giovanni Gentile e Benedetto Croce. Tra i suoi allievi possiamo citare: Sebastiano Maturi, Donato Jaja, Filippo Masci, Felice Tocco, Antonio
   
   
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