Varie e sorprendenti sono
le cose della vita. Benedetto Croce, nato a Pescasseroli, in
Abruzzo, nel 1866, da famiglia agiata e religiosissima, iniziò
la sua vita in maniera tranquilla e tradizionale. Nel 1883, in
gita con la famiglia ad Ischia, fu coinvolto, invece, nel
terremoto di Casamicciola del 28 luglio. Nel crollo della casa,
Benedetto Croce rimase sepolto per diverse ore. Probabilmente
pensava di morire e invece fu tratto in salvo dal cugino Paolo
Petroni. Riportato alla luce ebbe però la sgradita notizia della
morte dei genitori, Pasquale e Luisa Sipari, e della sorella
Maria. Ospitato momentaneamente dai cugini a San Cipriano
Picentino, presso Salermo, fu affidato successivamente allo zio
Silvio Spaventa. Lo zio era fratello del filosofo Bertrando
Spaventa. Per la tragedia, il giovane Benedetto, ancora
adolescente, perse la fede, ma, implicitamente, guadagnò un
futuro. In casa dello casa dello zio Silvio, infatti, si teneva
un circolo culturale, dove Benedetto ebbe modo di conoscere
importanti uomini politici ed intellettuali. Tra questi Antonio
Labriola, che gli fece conoscere il pensiero marxista. Del
Labriola, evidentemente, rimase affascinato, tanto che ne seguì
le lezioni di filosofia morale a Roma, invece di frequentare la
facoltà di giurisprudenza dell'Università di Napoli, a cui era,
peraltro, iscritto. Alla fine abbandonò gli studi universitari
per approfondire, invece, quelli filosofici e culturali.
Nel 1886, tornato a Napoli, comprò la casa, guardacaso, che era
stata di Giambattista Vico, il filosofo napoletano, di cui Croce
apprezzava il pensiero. In seguito ebbe modo di viaggiare
moltissimo in Europa, toccando la Spagna, la Germania, la
Francia e l’Inghilterra. Nel 1895, approfondì la conoscenza
del pensiero marxista, conosciuto dal Labriola. Giudicò,
tuttavia, le nuove teorie antistoriche, soprattutto sotto
l’aspetto della critica al capitalismo. Tornò, invece, ad
apprezzare il pensiero hegheliano, di cui, da giovane, aveva
criticato la forma incomprensibile. All’inizio del 1903,
Croce inizia la sua avventura con la pubblicazione della rivista
culturale La Critica, che finanziò fino al 1906, quando gli
subentrò l’editore Laterza. Alla rivista partecipò attivamente
anche Giovanni Gentile. Nel 1910, per censo e notorietà, fu
nominato senatore, La sua carriera politica lo portò a ricoprire
la carica di ministro della Pubblica Istruzione, nell’ultimo
governo Giolitt (dal 1920 al 1921). Come ministro compose una
riforma della pubblica istruzione, che verrà attuata in seguito
da Giovanni Gentile.
|
|