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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  2/4  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

I nuovi e cruciali avvenimenti storici dell’Italia negli anni venti, con il progressivo imporsi del regime fascista, portarono gli intellettuali a fare una obbligatoria scelta di campo. Il suo rapporto con Giovanni Gentile, con cui, eppure, aveva condiviso, all’inizio del secolo, le posizioni critiche al positivismo ottocentesco, visto sotto il profilo della cultura cattolica, si ruppe nel 1925, quando Gentile aderì al Manifesto degli intellettuali fascisti. Benedetto Croce, che aveva già tagliato i ponti col fascismo, dopo il delitto Matteotti (10 giugno 1924), accettando l’invito di Giovanni Amendola, sottoscrisse, invece, il Manifesto degli intellettuali antifascisti, il 1º maggio del 1925. In esso veniva denunciata la violenza e la progressiva abolizione della libertà di stampa.

Tuttavia, dopo una iniziale adesione al movimento antifascista, con l’imporsi del regime, Croce si allontanò dall’attività politica. Eppure continuò ad esprimere liberamente il suo pensiero opposto.  Poiché Croce considerava il fascismo come "malattia morale, fu ritenuto non eccessivamente pericoloso. D’altra parte la sua fama in Europa e nel mondo intero era notevole, e, quindi, il regime non ritenne opportuno agire nei suoi confronti. Croce fu l’unico professore universitario non ebreo che si rifiutò di compilare il questionario ai fini della classificazione "razziale, fatto circolare dopo l’introduzione, nel 1938, delle leggi antisemite.

Anche il suo rapporto con la Chiesa, durante il ventennio, subì un drastico peggioramento. L'11 febbraio 1929 furono firmati i Patti Lateranensi tra lo Stato fascista e la Chiesa cattolica. In generale rappresentarono una raggiunta stabilità di rapporti con lo Stato italiano. L’antifascismo deplorò l’accordo, quasi un riconoscimento ufficiale del governo fascista. In più le stesse posizioni ideologiche tra cultura cattolica e idealismo crociano erano, alla fine del secondo decennio, andate allontanandosi. Croce non fece mistero delle sue idee in proposito. Mussolini lo definì «un imboscato della storia».
Quando fu pubblicato il suo libro sulla Storia d'Europa nel secolo decimonono, la Chiesa lo disapprovò per il suo avvallo di filosofie che esaltavano una pseudo religione della libertà senza Dio. Nel 1932 il Santo Uffizio mise all’indice il libro, nell’attesa di una qualche incertezza o passo indietro del filosofo. Attesa del tutto inutile. Nel 1934 il Santo Uffizio non solo confermò la messa all’Indice, ma vi inserì tutti gli scritti di Benedetto Croce.

Croce, con la sua autorevolezza, ritornò prepotentemente nella politica dopo la caduta del regime fascista. Fu nominato presidente del Partito Liberale, a guerra non conclusa. Fece parte sia del secondo governo Badoglio, sia del secondo governo Bonomi. Mediò tra i partiti e tra le posizioni politiche. Anche nel referendum del 2 giugno 1946 per la scelta della forma costituzionale (tra Monarchia e Repubblica), la sua posizione fu dialettica. Croce personalmente era favorevole alla monarchia, ma come presidente del partito liberale (lo rimase fino al 30 novembre 1947) lasciò ai suoi elettori una libera scelta di coscienza.
Quando fu eletto all'Assemblea Costituente, rifiutò la proposta di divenire presidente provvisorio della Repubblica, così come successivamente si oppose all’intenzione, avanzata da Luigi Einaudi, di nominarlo senatore a vita.
Sempre nel 1946, anziano ma ancora propositivo, istituì a Napoli l'Istituto Italiano per gli Studi Storici, a cui fornì la sede , cedendo  un suo appartamento nel Palazzo Filomarino.
Benedetto Croce, colpito da un ictus cerebrale nel 1049, si ritirò a vita privata a Napoli, ormai semiparalizzato Morì, dicono, nella sua poltrona il 20 novembre 1952.

   
   
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