Nel corso della sua vita, Benedetto Croce,
andò definendo sempre più la sua attività filosofica. Così,
sostanzialmente, possiamo distinguere tre periodi successivi: il
primo parte dai suoi studi storici e letterari, di cui fa parte
anche l’ideologia marxista; nel secondo, quello della maturità,
abbiamo l’intensa pubblicazione di testi filosofici; nel terzo
periodo, vi è, invece, una riflessione e una revisione del suo
pensiero. L’idealismo è rivisto in funzione storicista.
Egli definì la sua filosofia come filosofia dello spirito.
Secondo Croce, infatti, è lo spirito la vera forza animatrice
della realtà, che si produce e si determina in continuazione.
Seguendo la teoria hegheliana questo spirito è concepito in una
incessante trasformazione, definendosi, però, in una visione
razionale della storia. Dopo Hegel, altro suo grande
riferimento, è, infatti, la filosofia di Giambattista Vico. Il
suo originale contributo al pensiero filosofico è
l’approfondimento che egli fa del rapporto tra contrari di Hegel.
Quest’ultimo sostiene la dialettica degli opposti, ma a questa
egli contrappone una logica dei distinti, cioè atti ed eventi
che si distinguono da altri ordini di atti ed eventi. Non più
dal particolare all'universale di Hegel, ma un vero e proprio
sistema, recuperando, in più, la sintesi a priori di Kant e lo
storicismo di Vico. La filosofia dello spirito di
Croce si basa su una riorganizzazione di pensiero. Egli
suddivide in quattro parti la realtà come attività prodotta
dello spirito (o della storia) a loro volta suddivise per modo
(teoretico o pratico) e grado (particolare o universale). Le
quattro parti sono: l’estetica (teoretica - particolare)
la logica (teoretica - universale), l’economia (pratica -
particolare), l’etica (pratica - universale). Nel rapporto
tra queste quattro parti si sviluppa la logica dei distinti
crociana, mentre i rapporti interni generano ha la dialettica
degli opposti hegeliana.
Il ruolo della Storia
Come si desume in Teoria e storia della storiografia
del 1917, secondo Croce tutta la realtà è il prodotto
dello spirito che si svolge completamente nello sviluppo della
storia. Quest’ultima, quindi, non è un prodotto casuale, ma la
realizzazione della Ragione. Ispirandosi alla filosofia
di Vico, Croce Giunge ad uno storicismo assoluto.
Allora: cos’è la storia e che cos’è la conoscenza storica? Il
dispiegarsi dei fatti all’interno di essa, se depurati dalla
componente emotiva e passionale, trovano delle
giustificazioni razionali, una visione logica della
realtà, che nella misura in cui vengono riportati ad oggi,
nella contemporaneità, ne fanno una cosa viva e non morta. Croce
la definisce: "la storia non è giustiziera, ma
giustificatrice". Se letta in un orizzonte gnoseologico la
storia diviene conoscenza, conoscenza non astratta, ma di fatti,
azioni ed eventi reali. Lo sviluppo, quindi,
dello spirito umano trova quindi lettura della sua intima
razionalità.
Ciononostante non si può dettare alla storia
razionalità o assoluti, come fecero ad esempio gli illuministi.
La storia è la vita stessa, che si svolge autonomamente. Se il
cammino è progressivo, questo è al di fuori da ogni certezza e
prevedibilità. Essa è storia di libertà, dei modi e dei
tentativi in cui l'uomo cerca di
realizzare la propria vita al meglio. Nel suo pensiero
filosofico e politico, egli approda ad un liberalismo, concepito
come un metodo di lettura della storia e di indirizzo
dell'azione, verso un processo storico-politico imprescindibile
(vedi La storia come pensiero e come azione del 1938).
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