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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

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  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

E’ con la sua firma al Manifesto degli intellettuali fascisti, del 1925, che le strade tra Giovanni Gentile e Benedetto croce divaricano totalmente. Croce firmerà, infatti, il contromanifesto degli  intellettuali antifascisti.. Alla ricerca di una rigenerazione morale e religiosa, Gentile crede che il fascismo possa determinarla, e fa la sua scelta. Nello stesso anno Gentile  promuove la fondazione dell'Istituto Nazionale di Cultura Fascista, di cui ricopre la carica di presidente fino al 1937.
In tutto il ventennio il filosofo è protagonista assoluto della cultura italiana, in special modo nella sua parte amministrativa e scolastica. Ricopre numerosissime cariche la cui opera è, persino, giunta a noi. Fu infatti fondatore e direttore scientifico, dal 1925 al 1938, dell'Enciclopedia Italiana dell'Istituto Treccani e suo vicepresidente  dal 1933 al 1938.

Non sempre, però, le scelte del regime furono approvate da Giovanni Gentile. La firma del Concordato lo vede dissenziente, soprattutto nell’ottica di una religione di Stato. Il destino (curioso) lo trova a fianco del suo ex amico, Benedetto Croce. Nel 1934 il Santo Uffizio mise all’Indice non solo tutte le opere di Croce, ma anche le sue. A tale proposito Gentile tenne un discorso a Firenze, il 9 febbraio del 1943, dal titolo La mia religione, in cui egli si professava cristiano e cattolico, ma che riteneva giusto uno Stato laico.

Per quanto riguarda le leggi razziali del 1938, Gentile fu firmatario del  Manifesto della razza, pubblicato sulla stampa, in loro appoggio unitamente a molti altri intellettuali dell’epoca. Eppure da un carteggio, tenuto tra Gentile e Benvenuto Donati (dal 1920 ed il 1943), come opinione personale, non condivideva le leggi razziali antisemite.

Sempre a guerra inoltrata, tenuta il 24 giugno del 1943, tenne un discorso al Campidoglio a Roma. Questo discorso fu denominato Discorso agli italiani. Pur nel momento difficile, Gentile esorta gli italiani all’unità nazionale. Poco dopo, a luglio cadrà il fascismo; a settembre seguì l’armistizio con gli alleati e il famoso 8 settembre. Successivamente la storia vedrà la fondazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI).
Durante questo periodo, Gentile dimora, ritiratosi da tutto, a Troghi[ (in provincia di Firenze. Scrive la sua ultima opera, che sarà stampata solo postuma. Si intitola Genesi e struttura della società.
Fu oggetto di dure critiche ed attacchi da Leonardo Severi, ministro badogliano. Il 17 novembre 1943, su invito dell’amico Carlo Alberto Biggini, ebbe un incontro con Mussolini.  Scrisse alla figlia Teresa: “Non mi chiese nulla, non mi fece offerta. Il colloquio fu a quattr'occhi. La nomina fu poi combinata col ministro amico e portata qui da me da un Direttore generale. Non accettarla sarebbe stata suprema vigliaccheria e demolizione di tutta la mia vita” Fu così che Gentile rientrò nell’ambiente politico, tornando ad essere ministro, stavolta, della Repubblica Sociale, condividendone tutte le scelte. In questo breve periodo, fu nominato presidente dell'Accademia d'Italia, con il compito di riformare l'Accademia dei Lincei, e direttore della Nuova Antologia.

Ma il suo destino era dietro l’angolo. Considerato un tutt’uno con il regime, "apologo della repressione" e di "un regime ostaggio di un esercito occupante". Giudicato colpevole da alcune componenti della Resistenza, il 15 aprile 1944 fu oggetto di un attentato da parte di gruppo partigiano fiorentino aderente ai GAP (un gruppo di ispirazione comunista). L’attentato venne disapprovato dal CLN toscano e comportò, comunque, molte polemiche
Il 18 aprile 1944, dopo la funzione funebre, Gentile fu sepolto nella Basilica di Santa Croce a Firenze.
Dopo la fine della guerra diversi sono stati i convegni di "studi gentiliani".
   
   
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