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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  4/4  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

La cosiddetta Riforma Gentile per la pubblica istruzione, varata nel 1923, fu redatta da Gentile insieme a Giuseppe Lombardo Radice.
Tutto il sistema scolastico assume una costruzione piramidale, gerarchica e centralistica. Ma la scuola di Gentile non è per tutti. Essa è costruita attorno “ai migliori”, ma la costruzione della scuola di secondo livello si caratterizza in due rami specifichi, classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale: cioè a dire la strada dei licei (per l’aristocrazia e la borghesia) e quella di tipo tecnico (per la popolazione). Nella riforma Gentile si poteva passare all’Università solo dai due licei (per quello scientifico solo a facoltà scientifiche). La società veniva mantenuta suddivisa  in classi sociali. La parte che riguarda l’accesso all’università è stata modificata nel 1969.
Per quanto riguarda la scuola dell’obbligo, il limite viene innalzato a 14 anni. Viene organizzata la sezione elementari, dai 6 ai 10 anni.
Fu introdotta in questa sezione l’insegnamento della Religione, che essendo cristiano-cattolica per la maggioranza degli italiana, si trasformò in una religione di Stato. Nei licei, invece, fu stabilito l’insegnamento della filosofia. Scienze e matematica nella Riforma avevano un’importanza secondaria. Vennero, altresì, privilegiate le discipline del gruppo retorico-filologico.
Con Gentile la scuola divenne molto selettiva e dura, e viene concepita come parte essenziale dello Stato, e da ciò, infatti, egli introdusse nell’ordinamento, l'esame di Stato, alla fine di ogni ciclo.

Tra le caratteristiche filosofiche del suo pedagogismo vi è quella che tratta del metodo d’insegnamento da applicarsi ai giovani allievi. Egli teorizza l’impossibilità di calare dall’alto qualsiasi metodo precostituito, in quanto la parte principale di esso sta nel rapporto maestro-allievo., perché «il metodo è il maestro». Da filosofo egli riteneva che la fase educativa si basasse sullo spirito in divenire, che concretizzava  la propria autonomia. Gentile riteneva che la parte fondamentale del momento educativo fosse il maestro, con la sua cultura, la sua esperienza e la sua pratica quotidiana.  Essendo l’insegnamento concepito come “teoria in atto”, In questo momento si formerebbe, secondo Gentile, un’unità tra professore e allievo, con la compartecipazione alla vita dello spirito, in un flusso di cultura tra l’educatore, che insegna, e l’educando, che apprende e dà nuova forma al suo spirito, e divenire libero ed autonomo.. “Il maestro è il sacerdote, l'interprete, il ministro dell'essere divino, dello spirito.”.
Dichiaratamente egli non reputa strettamente necessari nell’insegnamento né la psicologia né l’etica. Gentile, semplicemente,  unisce la pedagogia con la filosofia, in una rifondazione del momento educativo  in senso idealistico.

   
   
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