La cosiddetta Riforma Gentile per la
pubblica istruzione, varata nel 1923, fu redatta da Gentile
insieme a Giuseppe Lombardo Radice. Tutto il sistema
scolastico assume una costruzione piramidale, gerarchica e
centralistica. Ma la scuola di Gentile non è per tutti. Essa è
costruita attorno “ai migliori”, ma la costruzione della scuola
di secondo livello si caratterizza in due rami specifichi,
classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale:
cioè a dire la strada dei licei (per l’aristocrazia e la
borghesia) e quella di tipo tecnico (per la popolazione). Nella
riforma Gentile si poteva passare all’Università solo dai due
licei (per quello scientifico solo a facoltà scientifiche). La
società veniva mantenuta suddivisa in classi
sociali. La parte che riguarda l’accesso all’università è stata
modificata nel 1969. Per quanto riguarda la scuola
dell’obbligo, il limite viene innalzato a 14 anni. Viene
organizzata la sezione elementari, dai 6 ai 10 anni. Fu
introdotta in questa sezione l’insegnamento della Religione, che
essendo cristiano-cattolica per la maggioranza degli italiana,
si trasformò in una religione di Stato. Nei licei, invece, fu
stabilito l’insegnamento della filosofia. Scienze e matematica
nella Riforma avevano un’importanza secondaria. Vennero,
altresì, privilegiate le discipline del gruppo
retorico-filologico. Con Gentile la scuola divenne molto
selettiva e dura, e viene concepita come parte essenziale dello
Stato, e da ciò, infatti, egli introdusse nell’ordinamento,
l'esame di Stato, alla fine di ogni ciclo.
Tra le caratteristiche filosofiche del suo pedagogismo vi è
quella che tratta del metodo d’insegnamento da applicarsi ai
giovani allievi. Egli teorizza l’impossibilità di calare
dall’alto qualsiasi metodo precostituito, in quanto la parte
principale di esso sta nel rapporto maestro-allievo., perché «il
metodo è il maestro». Da filosofo egli riteneva che la fase
educativa si basasse sullo spirito in divenire, che
concretizzava la propria autonomia. Gentile
riteneva che la parte fondamentale del momento educativo fosse
il maestro, con la sua cultura, la sua esperienza e la sua
pratica quotidiana. Essendo l’insegnamento
concepito come “teoria in atto”, In questo momento si
formerebbe, secondo Gentile, un’unità tra professore e allievo,
con la compartecipazione alla vita dello spirito, in un flusso
di cultura tra l’educatore, che insegna, e l’educando, che
apprende e dà nuova forma al suo spirito, e divenire libero ed
autonomo.. “Il maestro è il sacerdote, l'interprete, il ministro
dell'essere divino, dello spirito.”. Dichiaratamente egli non
reputa strettamente necessari nell’insegnamento né la psicologia
né l’etica. Gentile, semplicemente, unisce la
pedagogia con la filosofia, in una rifondazione del momento
educativo in senso idealistico.
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