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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  2/3  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

Il bisogno di ritrovare un linguaggio semplice e spontaneo, che contraddisse gli eccessi baroccheggianti, portò gli intellettuali romani a "riscoprire" l'Arcadia, regione della Grecia anticamente popolata di soli pastori. Si narra che fu Agostino Maria Taja, in una riunione del 1690 a Roma, che, essendosi letti dei sonetti d'argomento pastorale, abbia esclamato: «Egli sembra che noi oggi abbiamo rinnovato l'Arcadia!». Fu subito chiara la portata del riferimento, che, per sua natura, poteva essere la fonte di quella semplicità, tanto cercata, da opporre al al "cattivo gusto" di tutte le ampollosità fine a se stesse del Barocco. Subito fu fondata l'Accademia dell'Arcadia (fu la prima accademia a carattere nazionale italiana). Come in un gioco, fu creato un mondo ideale con tanto di personaggi e denominazioni, norme e riti, (ad esempio il "bosco Parrasio" era il luogo di riunione o il "custode" era il presidente della nuova Accademia). Molte furono le sedi accademiche, chiamate "colonie", fondate nella penisola (la "colonia" a Milano fu fondata nel 1704).
Non essendo subito chiari i riferimenti letterari dell'Accademia, questa finì per dividersi in due tendenze. La prima, quella del "legislatore", Gravina, che scelse come modelli i greci antichi e l'Alighieri. La seconda, propugnata da Crescimbeni, che preferiva ispirarsi al Petrarca del XVI secolo e all'anacreontismo di Chiabrera, base per la ricerca della leggiadria e dell'eleganza, il canto melodrammatico e l'indiscutibilità chiara e ragionevole. Come spesso capita, non si riuscì a superare le dispute, mediando tra le differenze, tanto che si ebbe un vero e proprio scisma nel 1711 con la fondazione di una seconda "Arcadia", da parte del gruppo graviniano, il quale portò successivamente alla creazione dell'Accademia dei Quirini.
A livello nazionale a prevalere fu il programma di Crescimbeni, che essendo più superficiale e limitato, ottenne maggiori adesioni e consensi, nella limitatezza e mediocrità della società di allora. Le gerarchie ecclesiastiche, impegnate contro le teorie filosofiche laicistiche e razionaliste, sostennero più gradevolmente la produzione letteraria dell'Arcadia per farne scudo nel confronto. L'Arcadia prevalente, in un petrarchismo alleggerito e illegiadrito, divenne il "buon gusto" del periodo storico.
La produzione letteraria dell'Accademia è ben raccolta nei 13 volumi delle Rime degli Arcadi pubblicate dal 1716 al 1780.
Se in campo teatrale nella prima metà del secolo si vide la supremazia di Moliere ed i francesi, a livello melodrammatico a prevalere furono i librettisti italiani. Tra questi: Paolo Rolli , Apostolo Zeno e, soprattutto, Pietro Metastasio. Lorenzo Da Ponte fu spesso preferito come librettista da Mozart stesso.

   
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