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"sarem letti se saremo ragionevoli, non lo
saremo (letti) se cesseremo di esserlo". (Cesare Beccaria)
Nel 1761 viene fondata a Milano
l'Accademia dei Pugni, al cui interno si svilupparono
ragionamenti e studi tali che molti dei suoi iscritti finirono
nel 1764 per fondare la rivista periodica denominata "Il caffè".
A differenza delle pubblicazioni erudite e accademiche del
tempo, il nuovo giornale gioca mascherandosi con l'ironia il
nuovo pensiero: nella bottega del caffè, il cui proprietario è
un greco, Demetrio, stabilitosi a Milano, si colloquia
amabilmente; il giornale finge di riportarne semplicemente le
conversazioni. Nulla di "minaccioso o pericoloso". Dal giugno
1764 al maggio 1766, ogni dieci giorni, il periodico (stampato a
Brescia allora sotto dominio veneziano), piegato in quattro, fu
inviato ai suoi abbonati (gli iniziali erano circa 100 lombardi
e 50 toscani), per circa due anni. Alla fine dell'esperienza de
"Il Caffè" ne fu fatta una raccolta, completata, verso la fine
del 1766. I circa 74 quattro fogli, furonodivisi in due tomi,
per una tiratura di 500 copie (che per i tempi era notevole). Da
quest'ultima, analizzandola, si rileva un lento ma costante
cambiamento, nei due anni di pubblicazione, dello stile degli
articoli. Nel primo volume è caratterizzato dal tono discorsivo
e dalla presenza di aforismi. Nel secondo volume vi si trovano
articoli di maggiore dimensione e dottrina filosofica, giuridica
e politica. Fondatore e animatore dell'impresa fu Pietro
Verri, responsabile anche della redazione con il compito di
revisore-censore. Tra i collaboratori ebbe: il fratello
Alessandro, Cesare Beccaria , e inoltre Gianrinaldo Carli ,
Giuseppe Colpani , Carlo Sebastiano Franci, Paolo Frisi , Luigi
Stefano Lambertenghi, Alfonso Longo, Pietro Francesco Secchi
Commeno, Giuseppe Visconti di Saliceto, Carlantonio Pilati.
Molti di loro facevano parte dell'operoso governo della
lombardia asburgica; molti ne furono chiamati. e questo ne
caratterizza l'opera e il pensiero, che finì per incidere
nell'amministrazione della stessa Milano. A differenza degli
altri pensatori, i collaboratori de "Il Caffè" furono, forse,
meno teorici e più pratici e conoscitori di una società in cui
erano inseriti e in cui vissero (partecipando al suo
cambiamento).
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