La visione degli illuministi della
storia è concepita come processo graduale della società verso la
civiltà. Ecco che il passato, visto come periodo confuso di
barbarie, si compie nel presente come atto di coscienza e
rifondazione attivistica, teso ottimisticamente verso un futuro
di reale civiltà. La ragione, le scienze, le nuove arti,
sostanziano la storia come progresso verso nuovi livelli di
civiltà. Questa nuova “forma mentis” è, a ben guardare, la
stessa di quella contemporanea. D’altra parte sia gli
Illuministi, sia nel pensiero di Kant, si rendono conto che la
scelta “della ragione” è un problema assai più complesso.
Nell’analisi storiografica, infatti, vengono individuati periodi
di stasi e periodi di avanzamento della società. La storia non è
un problema della ragione, ma dell’uomo. La ragione è una tra le
tante opzioni. La storiografia illuminista, non potendo basarsi,
ancora, sulle scoperte scientifiche legate alla teoria fisica
newtoniana, finisce per essere basata sulla analisi delle fonti,
del loro confronto, del loro vaglio tra giuste e false. Ma la
storiografia del periodo fa molto di più: alla storia dei
monarchi, quella delle corti, quella delle battaglie, ecco
aggiungersi degli argomenti totalmente nuovi, civili, come la
vita economica, la cultura artistica e letteraria, lo sviluppo
della scienza e della tecnica. La storiografia
illuministica, però, analizzando il passato in funzione della
civiltà presente e dell’attivismo della ragione verso il futuro,
finisce, però, per costruire una storia “giudicata”, divisa in
periodi positivi e periodi negativi, un vero quadro generale del
cammino dell’uomo verso la civiltà. Alla visione logica della
storia del nostro presente un simile atteggiamento, può dare
luogo all’accusa di “antistoricismo”. La motivazione dei fatti
storici, non va mai fatta in funzione del presente, ma su quelle
che erano le motivazioni del passato stesso.
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