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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
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  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

La ragione come dottrina, il giudizio sul passato, l’attivismo del presente cerca di portare in evidenza l’individuo, le sue prerogative, il tutto verso un mutamento pratico, di valore sociale. Essi sostengono l’inalienabilità dei poteri e dei diritti naturali degli uomini. Ecco, quindi, che le teorie degli illuministi divengono teorie “politiche”. Se nella storia ci si è allontanati dall’integrità di questi diritti, ecco, allora, aprirsi un campo di battaglia per gli illuministi, che motivano il presente (e il suo futuro) al raggiungimento di una nuova affermazione di essi. L’orizzonte, d’altra parte, del problema è assai vasto, quasi una nuova rifondazione della società in tutti i suoi aspetti (da quelli economici, giuridici, culturali, ecc.).
Gli illuministi si pongono come riformatori della società loro contemporanea, a partire dall’applicazione di concetti di “moralità”. La storia ha piegato la politica ad uso dei governanti del passato, attacco e difesa, trame politiche, tecniche di dominio. A tutto questo gli innovatori contrappongono proprio il concetto di politica intesa come servizio agli uomini e ai loro diritti naturali. E’ una vera rivoluzione concettuale. Nasce la critica alle religioni storiche e alle strutture amministrative e giuridiche. Questa voglia della riaffermazione dei diritti naturali (derivata dal giusnaturalismo) ha le basi nella grande filosofia greca e nel pensiero civile del medioevo. Ciò che differenzia il pensiero illuminista nei confronti di questi citati è che esso non è una nuova teoria filosofica. Gli illuministi si applicano nella realtà in funzione di un rinnovamento vero con l’applicazione di questi diritti. Essi fanno opera di propaganda e  convincimento dei governanti e di tutti coloro che possano dare un contributo alla trasformazione delle strutture sociali del tempo. D’altra parte “l’illuminazione” degli individui finirà per influire non solo sull’enciclopedismo, ma anche sulla stessa Rivoluzione francese e sui suoi ideali di base.
Se la Rivoluzione fu un atto comunque violento della storia, tra gli obiettivi principali del nuovo pensiero vi era quello della “felicità”, del suo perseguimento nelle strutture della società, nella pace, come fine ultimo della storia universale. Naturalmente collegata ad essa vi sono i concetti di fraternità degli individui e dei popoli, il superamento dei confini e delle barriere doganali, in funzione, questo, di uno sviluppo economico che risolva definitivamente il problema della miseria. L’industrializzazione e le teorie economiche e sociali ottengono su questa base una rilevante spinta e affermazione.
Il concetto di “felicità”, rapportato all’intera società, non è, come potrebbe apparire secondario a tutte le altre teorie, ma fondamentale. Helvetius lo definiva il diritto di tutti i diritti, e tutti gli altri principali esponenti illuministi hanno trattato quest’argomento come fulcro del nuovo pensiero.
Tutto questo venne, però, bollato come “astratto” dai loro successori romantici, che non solo creeranno  nuovi concetti nazionalistici, ma anche bellicisti. Ad essi si sono assommati gli idealisti e spiritualisti, che hanno definito la “ricerca della felicità” come “materialismo edonistico”, e taluni marxisti come “utilitarismo borghese”. Rimane, tuttavia, di riferimento come motivazione semplice ma tuttora rivoluzionaria oggigiorno. La formula di Helvetius “massima felicità per il maggior numero”, è rappresentazione della società moderna, alla ricerca di una qualità della vita e della coesistenza fra i popoli nella pace.

   
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