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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  3/4  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

A partire dal XVIII secolo, fra i diritti naturali e la “pubblica felicità” si arriva a trattare il concetto di eguaglianza, alla base dell’illuminismo e della Rivoluzione francese. Sono quelli che chiamiamo oggi i diritti civili su cui si fonda la nostra società: eguaglianza, libertà e tolleranza.
L’uguaglianza degli uomini si fonda sul concetto che gli individui nascono secondo ragione uguali per natura. E’ tra i concetti più importanti di questo secolo.
A partire da questa enunciazione, vi sono i progressi verso la legislazione, tutti uguali di fronte la legge, e l’eliminazione dei privilegi della nobiltà, soprattutto a scapito della borghesia, come nuova classe sociale. Tuttavia questo concetto d’uguaglianza non è applicato ancora a livello democratico, né a livello economico. Rimangono le divisioni tra classi sociali, accettate e giustificate (vedi Voltaire) ancora da una presunta divisione naturale della società, che sfocia nelle differenze di funzioni, potere e denaro.
Ma da questa ancora limitata ottica sull’uguaglianza, scaturiranno, verso la fine del secolo, la filosofia di Rousseau e le famose “dichiarazioni dei diritti dell’uomo” della rivoluzione americana e francese, indubbiamente hanno origine dalla questione trattata dagli illuministi. Anzi, possiamo affermare che tutto ciò che è scaturito dalle due “Dichiarazioni” deriva proprio da questi primi incerti passi.
Anche il concetto di libertà nasce in questo secolo. Uno dei cavalli di battaglia del pensiero di Voltaire, definisce, almeno inizialmente, la libertà dall’oppressione del potere o di poteri assolutistici. E’ la libertà dalla Corona e dalla Chiesa Cattolica, in un certo modo ispirata al modello inglese. Sostanzialmente essa finisce per stabilire l’iniziale libertà di pensiero, parola e stampa. Ciononostante, se si esclude la filosofia di Rousseau, che definirà il concetto di partecipazione e sovranità inteso come democrazia, d’essere, cioè,  soggetti e non solo oggetti del potere, i principi della nostra rivoluzione di pensiero tenderanno alla libertà di parola o espressione in senso generale del termine.
Come terzo elemento tra eguaglianza e libertà, necessario alla pratica dei primi due, è senz’altro la tolleranza. L’opposto è l’intolleranza, concepita come fanatismo, cioè dogmatismo e assolutismo imposti come unica verità agli “altri”, molto spesso, con la violenza. E’ chiaro che la tolleranza, inquadrata all’interno di poche regole sociali, permette la libertà del proprio pensiero “diverso” all’interno di una varietà resa possibile. Ecco quindi, che la libertà filosofica, religiosa, politica, morale, e via dicendo, sono possibili nella coesistenza delle diversità del pensiero individuale. La tolleranza, partita dal pensiero di Locke, viene generalizzata nel pensiero illuminista e di Voltaire in particolare.
Eguaglianza, libertà e tolleranza, abbiamo detto, sono concetti nuovi, che possono essere salvaguardati solo da uno Stato che garantisca tali concetti. Esso non può scegliere una religione in particolare (così diventa laico), né una filosofia a discapito di un’altra. Può fare ciò se si generalizza, svolgendo non il governo degli uomini, ma il governo delle leggi, che permettono l’impersonalità del governo, salvaguardando gli uomini dal  dominio di qualcuno su qualcun altro.
Sempre generata dal pensiero di Locke, si diffonde una nuova libertà: quella di proprietà. Il diritto di proprietà verrà ripreso dal pensiero di Helvetius, Montesquieu, Voltaire, ed altri, sino ad apparire nei testi dei fisiocratici ed economisti in generale. Ma proprio perché centrale in una possibile definizione di Stato o società, troverà anche chi, come in Rousseau, negherà la necessità della proprietà privata.

   
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