La rivoluzione scietifica compiutasi
in fisica nel Seicento favorì l'avvento del positivismo, fattore
determinante per il passaggio del pensiero dallo stadio
metafisico allo stadio scientifico. L'esaltazione dell'induttivismo
sperimentalista e della matematizzazione dell'esperienza, portò
alla divaricazione tra la filosofia speculativa e la conoscenza
positiva. Quest'ultima si basava, soprattutto, sull'approccio
pratico, operativo e preciso.
Già all'inizio del '700 ci
si rese conto che nel secolo passato alcuni studiosi avevano con
le loro teorie trasformato non solo il campo scientifico ma
anche quello del pensiero. Tra questi Bacone, Keplero, Galileo e
Newton, per quel che concerne l'empirismo, Cartesio e ancora
Newton per la matematizzazione (L. Laberthonniére, E. Mach). Già
nel 1727 B. de Fontenelle parlava di queste teorie del secolo
precedente come di una "rivoluzione". Altri autori francesi come
A. Clairaut e J.B. D'Alembert indicarono, soprattutto, il
pensiero di Newton e l' intera sua opera astronomica, come base
sostanziale di tale rivoluzione. Nel libro Histoire de
l'astronomie moderne pubblicato nel 1785 da J.S. Bailly,
l'autore indicava più di una "rivoluzione" secentesca oltre a
quella newtoniana. Aggiunse a questa quella copernicana e il suo
nuovo sistema astronomico, punto di partenza per gli altri
scienziati, ma anche, con grande approccio pratico, la stessa
costruzione dei telescopi da J. Picard e P. Auzout. La
rivoluzione di Copernico affascinò anche filosofi del calibro di
Kant, che dichiarò di voler ottenere in filosofia il suo esempio
realizzato in astronomia.
Nel Novecento molti autori
hanno individuato, oltre l'atteggiamento operativo-sperimentale
matematizzante, anche altri motivi. Nella fisica secentesca
l'impiego di concetti come velocità, forza e momento
dichiarano la volontà di trattare della natura istantanea dei
processi naturali. Altri indicarono l'elemento peculiare della
fisica secentesca nel principio d'inerzia.
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