Alla vigilia della rivoluzione industriale, in
Inghilterra fermenti innovatori avevano creato un clima politico
e culturale favorevole all'abolizione degli antichi privilegi e
all'ascesa della borghesia degli affari, tendente
all'industrialismo e al cambiamento. La progressiva
concentrazione nelle campagne della proprietà fondiaria e
l'applicazione di nuovi sistemi di coltivazione portarono ad un
aumento della produzione con un minore uso di manodopera
impegnata in agricoltura. Questo permise da un lato la creazione
di capitali da investire in altri settori, come l'industria, e
dall'altro la presenza di manodopera da impiegare nel settore
manufatturiero e dei servizi. Va aggiunto che, grazie
all'introduzione delle prime pratiche preventive in medicina,
con la conseguente diminuzione delle malattie contagiose,
provocò una forte crescita demografica del tutto inattesa, che
favorì l'ampliamento ulteriore della forza-lavoro e l'aumento
della domanda, soprattutto nei settori, come quello tessile, che
producevano generi di prima necessità. La cultura del XVIII
secolo, d'altra parte, presenta una peculiarità fondamentale:
essa è cultura finalizzata all’azione, conoscenza finalizzata
all’attuazione pratica sia di un oggetto, sia di un progetto
giuridico. Essa è, in sostanza, una teoria, ma da realizzare
concretamente.
Da tenere presente alcuni elementi di
grande valore. Nel Settecento ha origine quella che viene
definita "Rivoluzione finanziaria": in Inghilterra e in Olanda
le Banche centrali iniziano ad emettere moneta cartacea,
meglio detta moneta fiduciaria, cioè sulla fiducia che la
banconota abbia una corrispondente ricchezza reale. Questo ha
permesso un accumulo di ricchezza e cioè dei capitali necessari
alla produzione di livello industriale. Contemporaneamente
con la nuova finanza, così radicalmente cambiata, si comincia a
riflettere sul funzionamento dell'economia. Adam Smith,
(1723-1790 ) scrive nel 1776 il suo saggio Ricerche sopra la
natura e le cause della ricchezza delle nazioni . In esso
egli definisce, oltre al concetto di mercato, anche le sue
funzionalità e cioè il rapporto tra domanda, offerta e
prezzo. Questo rapporto sarebbe moderato da “una mano
invisibile” che mantiene l’offerta del miglior prodotto al
miglior prezzo possibile. La sua opera è di basilare importanza
e lo si ritiene ancora oggi come il fondatore delle teorie
economiche moderne. Insieme a Smith, altri studiosi fanno parte
del dibattito sull'economia che si accese nel Settecento, come:
David Ricardo (1772-1823) inglese e l'italiano Fernando Galiani
(1728-1787).
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