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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  2/5  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

David Hume (Edimburgo, 26 aprile 1711 – Edimburgo, 25 agosto 1776) filosofo e storico scozzese, viene generalmente associato a John Locke e a George Berkley, nella triade della corrente dell'empirismo britannico. Vanno però sottolineati gli influssi nel suo pensiero sia di personalità francofone come Nicolas Malebranche e Pierre Bayle, sia di personalità anglofone, come Isaac Newton, Samuel Clarke, o Francis Hutcheson e Joseph Butler.
Dei tre egli risulta il più estremo e radicale. Nel suo pensiero, però, vengono messe in risalto due aspetti: lo scetticismo e il naturalismo. Generalmente nell'approccio alla sua filosofia viene messo in risalto o l'uno o l'altro aspetto.

Nato in Scozia da famiglia benestante, fu avviato agli studi universitari di legge, ma le sue preferenze erano già per la letteratura e la filosofia. Dopo vari insuccessi nella pratica d'avvocato, egli si concentrò sui suoi interessi. Viaggiò molto nella sua vita, soggiornando a Londra, Parigi, Vienna e Torino. Conobbe personalità come Jacques Rosseau o il barone Paul Henri Thiry d'Holbach. Inizialmente i suoi scritti riscossero un tepido risultato, ma con l'andare avanti la risposta fu sempre migliore. Nel 1552 fu assunto come bibliotecario alla facoltà di diritto di Edimburgo (dopo essere stato rifiutato come professore, a causa dell'opposizione del critico Thomas Reid). Nel 1763 divenne segretario dell'ambasciatore d'Inghilterra a Parigi. Nel 1776, ormai ricco, morì ad edimburgo per un tumore intestinale.

Sospinto dalla conoscenza delle teorie illuministiche e dal pensiero e opera di Isaac Newton, certezza e organizzazione matematica, nelle ricerche sulla fisica e l'analisi sistematica dei vari aspetti della natura umana, considerati il fondamento delle altre scienze, Hume cerca di creare un modello empirista di conoscenza, che porti a realizzare una scienza della natura umana. Per raggiungere ciò, egli inizia a studiare l'approccio filosofico alla realtà. Individua due tipi di filosofia: una facile e ovvia, l'altra difficile e astrusa. La prima, creatrice di regole, persuasiva e consolatoria, che, alla fine, risulta ovvia e scontata. La seconda così astratta, che si deteriora in forma di "malattia metafisica", persa dietro a dispute cavillose interminabili, e che alla fine crede di conoscere l'inconoscibile. E' ovvio come Hume addita le due forme di filosofia come inservibili, e perora la creazione di una terza nuova strada, di tipo “scientifico”.
La sua opera principale porta il titolo Trattato sulla natura umana, ma è soprattutto il sottotitolo a chiarire l'intenzione di Hume: Un tentativo di introdurre il metodo sperimentale di ragionamento negli argomenti morali. Il sapere baconiano inglese è alle fondamenta del nuovo pensiero scientifico e degli sviluppi che l'Inghilterra conosceva a quel tempo. Scossi dagli sviluppi imprevedibili della società una generazione di pensatori fa ad essi riferimento: oltre ad Hume, vi sono Locke, Hutcheson, Shaftesbury, Mandeville e Berkeley. L'esperienza e l'osservazione concreta della natura umana (come nella scienza) vengono considerate basilari, superando, soprattutto, le idee innate o metafisiche (le aprioristiche deduzioni cartesiane). L' analisi del sentimento (e non della ragione) e delle valutazioni morali, dovrà essere basata su spiegazioni naturalistiche e non più astratte.

   
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