David Hume (Edimburgo, 26 aprile 1711 – Edimburgo, 25
agosto 1776) filosofo e storico scozzese, viene generalmente
associato a John Locke e a George Berkley, nella triade della
corrente dell'empirismo britannico. Vanno però sottolineati gli
influssi nel suo pensiero sia di personalità francofone come
Nicolas Malebranche e Pierre Bayle, sia di personalità
anglofone, come Isaac Newton, Samuel Clarke, o Francis Hutcheson
e Joseph Butler. Dei tre egli risulta il più estremo e
radicale. Nel suo pensiero, però, vengono messe in risalto due
aspetti: lo scetticismo e il naturalismo. Generalmente
nell'approccio alla sua filosofia viene messo in risalto o l'uno
o l'altro aspetto.
Nato in Scozia da famiglia benestante,
fu avviato agli studi universitari di legge, ma le sue
preferenze erano già per la letteratura e la filosofia. Dopo
vari insuccessi nella pratica d'avvocato, egli si concentrò sui
suoi interessi. Viaggiò molto nella sua vita, soggiornando a
Londra, Parigi, Vienna e Torino. Conobbe personalità come
Jacques Rosseau o il barone Paul Henri Thiry d'Holbach.
Inizialmente i suoi scritti riscossero un tepido risultato, ma
con l'andare avanti la risposta fu sempre migliore. Nel 1552 fu
assunto come bibliotecario alla facoltà di diritto di Edimburgo
(dopo essere stato rifiutato come professore, a causa
dell'opposizione del critico Thomas Reid). Nel 1763 divenne
segretario dell'ambasciatore d'Inghilterra a Parigi. Nel 1776,
ormai ricco, morì ad edimburgo per un tumore intestinale.
Sospinto dalla conoscenza delle teorie illuministiche e dal
pensiero e opera di Isaac Newton, certezza e organizzazione
matematica, nelle ricerche sulla fisica e l'analisi sistematica
dei vari aspetti della natura umana, considerati il fondamento
delle altre scienze, Hume cerca di creare un modello empirista
di conoscenza, che porti a realizzare una scienza della natura
umana. Per raggiungere ciò, egli inizia a studiare l'approccio
filosofico alla realtà. Individua due tipi di filosofia: una
facile e ovvia, l'altra difficile e astrusa. La
prima, creatrice di regole, persuasiva e consolatoria, che, alla
fine, risulta ovvia e scontata. La seconda così astratta, che si
deteriora in forma di "malattia metafisica", persa dietro a
dispute cavillose interminabili, e che alla fine crede di
conoscere l'inconoscibile. E' ovvio come Hume addita le due
forme di filosofia come inservibili, e perora la creazione di
una terza nuova strada, di tipo “scientifico”. La sua opera
principale porta il titolo Trattato sulla natura umana,
ma è soprattutto il sottotitolo a chiarire l'intenzione di Hume:
Un tentativo di introdurre il metodo sperimentale di
ragionamento negli argomenti morali. Il sapere baconiano
inglese è alle fondamenta del nuovo pensiero scientifico e degli
sviluppi che l'Inghilterra conosceva a quel tempo. Scossi dagli
sviluppi imprevedibili della società una generazione di
pensatori fa ad essi riferimento: oltre ad Hume, vi sono Locke,
Hutcheson, Shaftesbury, Mandeville e Berkeley. L'esperienza e
l'osservazione concreta della natura umana (come nella scienza)
vengono considerate basilari, superando, soprattutto, le idee
innate o metafisiche (le aprioristiche deduzioni cartesiane). L'
analisi del sentimento (e non della ragione)
e delle valutazioni morali, dovrà essere basata su
spiegazioni naturalistiche e non più astratte.
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