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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  3/5  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 


Hume inizia analizzando il principio di causalità. Ogni volta che si assiste a due eventi in successione tra loro, si è portati a pensare che il primo sia causa del secondo (l'effetto). Hume contesta questo punto di vista, domandandosi: “con quale procedimento e su quali basi si può desumere B, dato l'evento A?” “Cosa ci fa prevedere il moto di B conoscendo soltanto quello di A?” Sostiene che aprioristicamente non possiamo mettere le due cose in rapporto diretto, in quanto fra due eventi è impossibile ricavare una qualsiasi relazione necessaria. Né è possibile affermarlo a posteriori, attraverso un ragionamento empiristico, in quanto il rapporto fra A e B è di consequenzialità e non di produzione. Sostanzialmente con Hume la ragione scopre di non poter dimostrare conseguente la connessione delle cose, ma di poterla soltanto affermare per mezzo dell'immaginazione. L'usualità del pensare che ad un evento A (causa) succeda un evento B (effetto), non ci dà la sicurezza totale della cosa, in quanto ci vorrebbe un principio di uniformità della natura a cui si demandi di assicurare in eterno le leggi della natura, cosa che per Hume non è né intuibile né verificabile.

▀ Generalmente si pensa che eventi passati possano essere esperienza per eventi futuri. Così pensiamo che gli eventi del passato prevedano altrettanto bene anche quelli futuri. “Ma come possiamo motivare questa ipotesi? Come possiamo essere certi che questa credenza si dimostri certa?” Ad esempio certe leggi fisiche dell'Universo, non sono applicabili in altre zone dello stesso Universo; oppure, una legge del passato, si pensa, può ancora avere funzione nel presente, ma per dimostrare ciò bisogna che questa giustificazione ricorra a sé stessa per essere dimostrata.
Sembra strano, ma Il problema è ancora aperto oggigiorno. Se certe idee sono radicate nell'istinto umano, difficile sarebbe estirparle. Questo abito mentale è però d'obbligo affinchè le scienze (specialmente la fisica) continuino a progredire.

▀ La sostanza, per Hume, non è che una "collezione di qualità particolari", e cioè un complesso di stimoli e di sensazioni materiali, che, a loro volta, creano idee su ciò che percepiamo, dandoci l'impressione che esista anche quando noi non lo avvertiamo.
Qual'è quell'elemento che ci fa essere noi stessi? Hume affronta il problema dell' “io” e lo definisce come amalgama di sensazioni. Quando riflettiamo troviamo al nostro interno particolari sensazioni (legate ai ricordi come piacere o dolore, caldo o freddo). Hume sostiene che se eliminassimo ogni singola sensazione del nostro io non resterebbe nulla. Conseguentemente è indimostrabile l'esistenza dell'anima, se lo è lo stesso “io” in assenza di emozioni.

▀ La ricerca di Hume si basa sui confini della ragione. Con “la ragione” Hume crea dei confini alla ragione stessa e su ciò che essa può conoscere. Egli considera la conoscenza come qualcosa di probabile e non certa, nonostante l'esperienza pragmatica sia per lo stesso unica fonte della conoscenza. Lo dimostra il fatto che Hume considera certa la matematica, in quanto indipendente dalla realtà e frutto soltanto di processi mentali.
Il principio di causalità, l'esistenza del mondo esterno a noi, l'io e molti altri aspetti del credere razionale,ovvi e scontati per tutti, vengono declassati a semplici "abitudini" e "credenze". Nonostante ciò Hume riconosceva la necessità di queste ultime per la natura umana, la vita, e i suoi sviluppi.

▀ Il libero arbitrio è inconsistente con il determinismo, ma allo stesso tempo lo richiede, ecco un'altro dei paradossi messi in luce dalla filosafia di Hume. Egli domanda: se le proprie azioni non si basano sull'esperienza passata, e, quindi, sono scollegate dal proprio carattere, i desideri, le preferenze, i valori, esse saranno completamente casuali. Come si potrebbe essere responsabili delle proprie azioni se non dipendono dal nostro carattere e sono aleatorie? Definito il paradosso, ecco un altro aspetto che fissa un limite alla ragione.

▀ Per Hume la morale è una "questione di fatto, non di scienza astratta", inconoscibile, quindi, dalla ragione, seguendo essa percorsi autonomi. Eventi esterni cercherebbero di stabilire aprioristicamente la morale, cosa sia giusto e cosa no, ma la bontà di un'azione è (e deve essere) del tutto indipendente da premi o da condanne. In essa è presente il sentimento della simpatia, che ci porta ad essere vicini ai nostri simili, condividendone felicità e infelicità.
In un piccolo paragrafo della sua imponente opera, Hume si domanda perchè certi scrittori si confondano tra "cosa dovrebbe essere" al posto di "cosa è". Rilevando una notevole differenza tra le due cose, e dell'ingannevole derivazione tra loro, Hume concluse con l'impossibilità di tale risultato. Questa questione è diventata negli ultimi anni la base della teoria morale

   
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