Primo piano Argomenti Schede Anteprime Editoriali
 
 
 
 
   
 
 

 

 
 
 
       CATALOGO DEI PRODOTTI
 
 
 
 

Minisiti

 
 
 
 
 

 

 

 
 

 

 

 

 

 
 
 
 
   



 

 
 
 
Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  1/3  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

Tra il Cinquecento e il Seicento si diede molta importanza al recupero della tragedia greca, e poiché si riteneva che questa fosse la summa delle arti, si diede origine al melodramma, cioè ad un nuovo genere musicale. Inizialmente il melodramma era un insieme di recitazione e canto vero e proprio (una recitazione intonata, detta recitar cantando). Gli spettacoli avvenivano, per lo più, all’interno delle corti reali e aristocratiche, dando inizio a melodrammi di argomento classico e mitologico. Le rappresentazioni interessarono, anche se marginalmente, il pubblico popolare, tanto che nel 1637 venne inaugurato a Venezia il primo teatro pubblico. Attualmente il termine Melodramma è sinonimo di opera lirica.
Agli inizi del XVIII secolo si diffuse la moda arcadica, anche nel teatro, ben interpretata, in Italia,  dal Metastasio (Roma, 3 gennaio 1698 – Vienna, 12 aprile 1782) con la sua opera.
Il rinnovamento del melodramma del tempo di Metastasio si basa, principalmente, sulla commedia sentimentale di Cornaille.
Nonostante si parli di un dramma messo in musica, delle 27 opere del Metastasio scritte in quasi 50 anni di mestiere, solo tre si concludono tragicamente (Didone Abbandonata, Catone in Utica, Attilio Regolo), di queste solo Catone in Utica, prevedeva la morte in scena del protagonista, ma dopo le critiche ricevute, Metastasio si convinse a mutare il finale: la morte di Catone venne narrata dalla figlia Marzia. Le sue composizioni principali sono: “Clemenza di Tito”, “Temistocle” e l’”Attilio Regolo”.
Su Metastasio e sulla sua arte, molto apprezzata, Foscolo scrisse sul Gazzettino del Bel-mondo: «...monarca della Tragedia Italiana cantata da Cesari e Catoni non uomini».

Successivamente all’arcadia arrivò la tempesta illuminista, che spazzò via antichi usi e intendimenti, rinnovando la società, per portarla al passo delle scoperte scientifiche e tecnologiche. Nel teatro si chiese una maggiore pulizia, rigore ed ordine. Carlo Goldoni (Venezia, 25 febbraio 1707 – Parigi, 6 febbraio 1793) rinnova la commedia sostituendo il testo scritto all’improvvisazione della Commedia dell’arte; realizza un teatro di carattere, con personaggi ben delineati e approfonditi psicologicamente. Con lui irrompe la semplicità e la simpatia dei protagonisti, molto spesso, ispirati alle classi sociali inferiori, ma, soprattutto, alla classe borghese, che va imponendosi a scapito di quella aristocratica.
Scrisse opere in lingua come "Servitore di due padroni" "La bottega del caffe" "La locandiera" "Il ventaglio"; opere in dialetto veneziano come “I Rusteghi”, “Le Baruffe Chiozzotte”; e il lingua francese come “Il Burbero Benevolo”.
Nella sua enorme produzione aveva come fine quello del superamento della Commedia dell’Arte. Portò a recitare i riottosi attori sulla base di un copione e non più improvvisando la Commedia sul palcoscenico. Per questo fu molto criticato e, soprattutto, ostacolato dalle inimicizie. Alla fine della carriera fu costretto ad esulare in Francia, a Parigi. La sua rivoluzione diede, come nelle sue aspettative, un livello alla Commedia pari a quello che, ai suoi tempi, veniva riconosciuto alla tragedia e al melodramma.
La sua opera egli crea la Commedia di Carattere, la commedia a soggetto, e, con stesure di versi, anche una commedia poetica. L’attenta osservazione della società e dei suoi simili, l’espressione verbale, l’ispirazione dalla storia del teatro e della vita, la concezione morale, spesso non mancava di inserire piccoli “sermoni” (si definiva un " allegro predicatore"), l’ambientazione scenica nella realtà, finirono per dare una fresca attualità, allora come oggi.


Verso il tramonto del secolo si fanno sentire i primi effetti del Romanticismo, che si svilupperà pienamente nella prima metà dell’Ottocento. Fa parte di questo periodo Vittorio Alfieri (Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803). Per il suo carattere passionale e libero, si può definire un precursore delle inquietudini romantiche. Per il suo rigore e severità, applicato alle tragedie, rientra nella zona classica (sul modello di Seneca a cui si ispira).
Nel 1775, dopo anni di vagabondaggio giovanile in tutta Europa, tornato a Torino, compone la sua prima tragedia: Antonio e Cleopatra. Il successo riscosso lo incoraggia a continuare. Nascono drammi come  Antigone, Filippo, Oreste, Saul, Maria Stuarda, Mirra (le tragedie sono ventidue). Tutte le sue opere sono scritte in endecasillabi sciolti, rispettando il concetto di unità aristotelica. Il suo capolavoro è considerato il “Saul”.
Tema principale è il rapporto tra libertà e potere e alla vittoria dell'individuo sulla tirannia. Ma le sue personali riflessioni lo portano a trattare anche sentimenti ed emozioni più intime ed umane e sulla società in cui vive.
La libertà e la ribellione lo ponevano in piena sintonia con la Rivoluzione Francese. Spettatore, insieme alla moglie, dei moti rivoluzionari del 1789 a Parigi, Alfieri ne fu subito esaltato. Di getto scrisse l'ode a Parigi sbastigliato. Quando, però, nel 1792, dopo l’arresto di Luigi XVI, iniziarono le stragi giacobine, tornò con la moglie in Toscana e il suo entusiasmo si trasformò in odio. Rinnegata l’ode favorevole scrisse le  rime del Misogallo. Si concentrò, tra il 1792 ed il 1796, quasi volendo cancellare quegli avvenimenti, in una serie di traduzioni di autori greci: Euripide, Sofocle, Eschilo e Aristofane.

All’arrivo di Napoleone in Italia, l’Alfieri dovette fuggire per nascondersi in una villa presso Montughi. I suoi sentimenti anti francesi lo portarono, nel 1801, a rifiutare persino la nomina a membro dell'Accademia delle Scienze di Torino. Due anni dopo morì all'età di 54 anni. E’ sepolto nella basilica di Santa Croce.
Il Leopardi nel suo Zibaldone (1823), scrive di uno spettacolo teatrale a Bologna dell'Agamennone di Alfieri: “
Destò vivissimo interesse negli uditori, e fra l'altro tanto odio verso Egisto, che quando Clitenestra esce dalla stanza del marito col pugnale insanguinato, e trova Egisto, la platea gridava furiosamente all'attrice che l'ammazzasse.”

 

Leggi anche:
      IL TEATRO DI METASTASIO
      IL TEATRO Di GOLDONI

   
Pagine      
 
 
 
   
   
 
  HOME  
 
   

È vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi media, di testi ed immagini, la cui proprietà intellettuale appartiene ai rispettivi autori.

 

   
 
     
 
Experiences S.r.l. - Servizi per la promozione e lo sviluppo di attività culturali e ambientali - Copyright © 2004-2011. Tutti i diritti riservati - E-mail: info@experiences.it - Schermo 1024 x 768