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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  2/5  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

Rousseau filosofo è, in realtà, un moralista, che rielabora idee totalmente innovative e non (soprattutto sul piano pedagogico, sociale e politico).  Ciò che essenzialmente delinea il suo pensiero è la sua visione globale in merito alla cultura ed alla scienza.
Rousseau contraddice l'opinione che dalla conoscenza fine a se stessa si abbiano dei benefici, se non è in funzione morale e virtuosa. Il vizio e le flaccidità dell'uomo raffinato e ricercato, spesso portano ad una boriosità fine a se stessa, al decadimento morale, e alla degenerazione dei costumi sociali, anche se, in riflessioni psicologiche, egli ravvisa la fragilità e l'inadeguatezza umana e sociale.
Campione dell'equità sociale e dell'eguaglianza tra gli uomini, ebbe  un'indubbia influenza su alcune aspirazioni della rivoluzione francese. Sotto il profilo sociologico il "Contratto sociale" rappresenta la sua opera maggiore. In essa confluiscono idee e proposte politiche orientate, soprattutto, al Platone della "Repubblica" e delle "Leggi".
Nella sua visione politica egli sosteneva la creazione di uno stato libertario ma totalitario, dove il popolo nella sua globalità sarebbe stato inquadrato in uno Stato etico (concepito come Patria), che si fa garante e promotore della rettitudine morale del cittadino.

 

Natura umana e Società moderna
Secondo Rosseau gli uomini primordiali erano individui isolati, che differivano dagli animali solo per il libero arbitrio. Affermava che l'uomo fosse, in natura buono (un buon selvaggio), possessore dell'amore di sé, e cioè dell' impulso all'autoconservazione, tipico anche degli altri animali. Inizialmente l'uomo aveva in natura la compassione e alla pietà verso i propri simili.
Quando si crearono le prime comunità, a causa della crescita della popolazione, si ebbe una trasformazione psicologica, considerando i propri simili importanti per il loro giudizio su di se. Questa nuova consapevolezza, positiva, portò ad una età dell'oro della prosperità umana.
E' con l'ulteriore sviluppo (dell'agricoltura e della metallurgia) che la società inizia a complicarsi. Nasce l'amore proprio,  generato dalla società, che costringe l'individuo a paragonarsi agli altri esseri umani, in concorrenza con loro. il progresso delle conoscenze (anche nelle arti e nelle scienze) e la successiva formazione della proprietà privata e della necessaria divisione del lavoro, portarono alla dipendenza reciproca degli individui e alla generazione della disuguglianza tra essi. Questa trasformazione aveva portato i governi ad maggiore potenza, finendo per schiacciare e negare  così le libertà individuali.
Il primo Stato, con una specie di contratto sociale, fu suggerito dai più ricchi e potenti. Questi semplicemente sanzionarono la diseguaglianza tra gli individui, attraverso la proprietà privata e lo stato di fatto, come se fosse sempre appartenuto alla società umana.
Nel lungo periodo è stata corrotta l'integrità e l'autenticità degli individui che hanno portato la società moderna a fondarsi sulla dipendenza reciproca, caratterizzata dalle gerarchie e dalle diseguaglianze.

   
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