L’opera filosofica di Immanuel
Kant, per complessità e vastità, è alquanto ingente. Si
consiglia, quindi, per approfondire e conoscere nella sua
interezza, di continuare la ricerca su Internet. Rimandiamo, a
titolo esemplificativo, alla voce Immanuel Kant di Wikipedia
Sintesi della
Critica della ragion pratica La
finalità della seconda parte della filosofia di Kant, la
Critica della ragion pratica, è l’indagine sulla moralità.
Alla base della razionalità umana vi è, come imperativo,
una legge morale. In quanto legge, essa prescrive il
comportamento massimo dell’individuo, ma in quanto generale essa
diviene universale, principio oggettivo valido per l’umanità
intera. Nei principi fondanti essa richiede il rispetto
della persona umana, ma anche l’indipendenza della sua volontà
ed autonomia. Il rapporto tra ordine morale, esistente nel
regno dei fini, e l’azione umana consiste nella conformità di
quest’ultima alla regola universale.
I postulati di questa legge morale
sono: la libertà dell’uomo, poiché senza libertà non vi sarebbe
moralità; l'immortalità dell'anima, che egli postula in quanto
nel mondo materiale la volontà cerca, ma non vi riesce, idi
raggiungere la coincidenza con la legge morale assoluta e quindi
il sommo bene; l'esistenza di Dio, come coincidenza tra merito
acquisito e massima felicità. I concetti di anima e Dio, che
nella Critica della Ragion pura erano ipotizzati come pensabili,
diventano fondamento del concetto di moralità nella Critica
della ragion pratica.
Sintesi
della Critica del giudizio
Tra i due mondi concepiti, quello dei fenomeni
scientifici e quello dei fini, del tutto libero e indipendente
dal determinismo, non vi è nessun rapporto, in quanto
eterogenei. Tuttavia, il mondo noumenico (pensato e definito
dalla legge morale) deve, in qualche modo, essere nella
comunicazione tale da permettere xhe si possa attuare la libertà
degli individui. Questo collegamento si attua attraverso il
Giudizio, trattato nella Critica del giudizio.
Questo trait d’union si realizza come giudizio determinante
o come giudizio riflettente. Il primo dipende da
conoscenza pratica del mondo fenomenico e imperativo morale, che
permettono alla volontà e all'intelletto di definire il
particolare sensibile, come legge morale o scientifica. Il
giudizio riflettente trova la sua necessità nella estrema
diversificazione empirica, che richiede il suo principio
unitario, la finalità della natura. Con facoltà di giudizio e
riflessione esso opera su se stessa e sulla propria necessità di
unità. Il giudizio riflettente può essere di tipo
teleologico, estetico, o finalistico sulle motivazioni della
Natura. Ma questi, pur indagando sul rapporto di armonia e di
accordo fra le parti, non hanno nessun valore conoscitivo,
quindi materiale e scientifico.
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