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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  4/7  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

L’opera filosofica di Immanuel Kant, per complessità e vastità, è alquanto ingente. Si consiglia, quindi, per approfondire e conoscere nella sua interezza, di continuare la ricerca su Internet. Rimandiamo, a titolo esemplificativo, alla voce Immanuel Kant di Wikipedia

 

 

Sintesi della Critica della ragion pratica
La finalità della seconda parte della filosofia di Kant, la Critica della ragion pratica, è l’indagine sulla moralità.
Alla base della razionalità umana vi è, come imperativo, una legge morale. In quanto legge, essa prescrive il comportamento massimo dell’individuo, ma in quanto generale essa diviene universale, principio oggettivo valido per l’umanità intera.
Nei principi fondanti essa richiede il rispetto della persona umana, ma anche l’indipendenza della sua volontà ed autonomia.  Il rapporto tra ordine morale, esistente nel regno dei fini, e l’azione umana consiste nella conformità di quest’ultima alla regola universale.

I postulati di questa legge morale sono: la libertà dell’uomo, poiché senza libertà non vi sarebbe moralità; l'immortalità dell'anima, che egli postula in quanto nel mondo materiale la volontà cerca, ma non vi riesce, idi raggiungere la coincidenza con la legge morale assoluta e quindi il sommo bene; l'esistenza di Dio, come coincidenza tra merito acquisito e massima felicità.
I concetti di anima e Dio, che nella Critica della Ragion pura erano ipotizzati come pensabili, diventano fondamento del concetto di moralità nella Critica della ragion pratica.

     Sintesi della Critica del giudizio
Tra i due mondi concepiti, quello dei fenomeni scientifici e quello dei fini, del tutto libero e indipendente dal determinismo, non vi è nessun rapporto, in quanto eterogenei. Tuttavia, il mondo noumenico (pensato e definito dalla legge morale) deve, in qualche modo, essere nella comunicazione tale da permettere xhe si possa attuare la libertà degli individui. Questo collegamento si attua attraverso il Giudizio, trattato nella Critica del giudizio.

Questo trait d’union si realizza come giudizio determinante o come  giudizio riflettente. Il primo dipende da conoscenza pratica del mondo fenomenico e imperativo morale, che permettono alla volontà e all'intelletto di definire il particolare sensibile, come legge morale o scientifica.
Il giudizio riflettente trova la sua necessità nella estrema diversificazione empirica, che richiede il suo principio unitario, la finalità della natura. Con facoltà di giudizio e riflessione esso opera su se stessa e sulla propria necessità di unità.
Il giudizio riflettente può essere di tipo teleologico, estetico, o finalistico sulle motivazioni della Natura. Ma questi, pur indagando sul rapporto di armonia e di accordo fra le parti, non hanno nessun valore conoscitivo, quindi materiale e scientifico.

   
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