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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  5/7  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

Come uomo del Settecento anche Kant disputa sulla teoria del diritto. Egli ne dà una definizione sintetica: il diritto risulta nella «limitazione della libertà di ciascuno alla condizione che essa si accordi con la libertà di ogni altro».
Se la libertà individuale coesiste con la libertà di tutti, nel caso in cui un uomo fosse portata egoisticamente solo a se stessa troverebbe come limite, non un capo, un padrone, un sovrano, ma il diritto stesso nella sua unità. L’uomo, infatti, di per sé, tende all’egoismo, possedendo una "insocievole socievolezza". Perciò, il diritto di ogni cultura, è frutto di questo difetto, il quale “si costringe da sé a disciplinarsi ed a svolgere quindi compiutamente con arte forzata i germi della natura “.
Gli uomini e la società sono, quindi, in dialettica perpetua tra loro:
si uniscono per difendersi e aiutarsi reciprocamente, ma si dissociano a causa dell’interesse di ciascuno. Questa conflittualità, tuttavia, non è negativa, perché, ritiene Kant, tende al miglioramento sia dell’individuo che della società stessa. E’ il rifiuto a questa competizione sociale, a creare, nell’isolamento, egoismi distorti e nocivi.

Come gli alberi: “si costringono reciprocamente a cercare l'uno e l'altro al di sopra di sé, e perciò crescono belli dritti, mentre gli altri, che, in libertà e isolati fra loro, mettono rami a piacere, crescono storpi, storti e tortuosi”.

Il Kant ordinatore, come conosciamo, tende ad avere una visione organizzata del concetto di Stato. Lo "Stato repubblicano" è concepito sulla base di "Tre principi della ragione": la Libertà individuale innata, come uomini, l'Uguaglianza di tutti di fronte alle leggi dello Stato e l'Indipendenza all’interno di questo dei cittadini, così concepiti.

Non è a caso che Kant parla di "Stato repubblicano". Diversamente dagli altri, il filosofo non spera nei “sovrani illuminati”, che tendono ad avere un concetto di Stato, governato, in conclusione, con la forza. E quest’ultima, secondo Kant, è del tutto negativa, “perché il possesso della forza corrompe il libero giudizio della ragione “. Nel caso in cui il governo sia in mano ad un sovrano “illuminato”, fa dipendere i sudditi, comunque, dalla sua buona volontà.

In conclusione , Kant ha, in proposito, le idee chiare: “essere liberi per poter esercitare le proprie forze nella libertà”.

   
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