Come uomo del Settecento anche Kant
disputa sulla teoria del diritto. Egli ne dà una definizione
sintetica: il diritto risulta nella «limitazione della libertà
di ciascuno alla condizione che essa si accordi con la libertà
di ogni altro». Se la libertà individuale coesiste con la
libertà di tutti, nel caso in cui un uomo fosse portata
egoisticamente solo a se stessa troverebbe come limite, non un
capo, un padrone, un sovrano, ma il diritto stesso nella sua
unità. L’uomo, infatti, di per sé, tende all’egoismo, possedendo
una "insocievole socievolezza". Perciò, il diritto di ogni
cultura, è frutto di questo difetto, il quale “si costringe da
sé a disciplinarsi ed a svolgere quindi compiutamente con arte
forzata i germi della natura “. Gli uomini e la
società sono, quindi, in dialettica perpetua tra loro:
si uniscono per difendersi e aiutarsi reciprocamente, ma si
dissociano a causa dell’interesse di ciascuno. Questa
conflittualità, tuttavia, non è negativa, perché, ritiene Kant,
tende al miglioramento sia dell’individuo che della società
stessa. E’ il rifiuto a questa competizione sociale, a creare,
nell’isolamento, egoismi distorti e nocivi.
Come gli
alberi: “si costringono reciprocamente a cercare l'uno e l'altro
al di sopra di sé, e perciò crescono belli dritti, mentre gli
altri, che, in libertà e isolati fra loro, mettono rami a
piacere, crescono storpi, storti e tortuosi”.
Il Kant
ordinatore, come conosciamo, tende ad avere una visione
organizzata del concetto di Stato. Lo "Stato repubblicano" è
concepito sulla base di "Tre principi della ragione": la
Libertà individuale innata, come uomini, l'Uguaglianza
di tutti di fronte alle leggi dello Stato e l'Indipendenza
all’interno di questo dei cittadini, così concepiti.
Non è a caso che Kant parla di "Stato
repubblicano". Diversamente dagli altri, il filosofo non spera
nei “sovrani illuminati”, che tendono ad avere un concetto di
Stato, governato, in conclusione, con la forza. E quest’ultima,
secondo Kant, è del tutto negativa, “perché il possesso della
forza corrompe il libero giudizio della ragione “. Nel
caso in cui il governo sia in mano ad un sovrano “illuminato”,
fa dipendere i sudditi, comunque, dalla sua buona volontà.
In conclusione , Kant ha, in proposito, le idee chiare:
“essere liberi per poter esercitare le proprie forze nella
libertà”.
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