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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  7/7  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

Il pensiero kantiano riscosse un enorme successo nel periodo che va dalla fine del Settecento agli inizi dell’Ottocento. Si attribuiva la sua fortuna alla sua riorganizzazione e riformulazione delle due diverse tendenze filosofiche, quella del razionalismo europeo e quella, contemporanea, dell’empirismo britannico.

Alcuni critici sostengono la vicinanza tra il pensiero kantiano e quello di Galilei. Questo perché ambedue tentarono una fusione tra metodo matematico e metodo sperimentale. Tuttavia, Galilei era uno scienziato, Kant un filosofo. Per questo il successo di Kant, nell’armonizzare i due sistemi citati, fu visto, non come una conclusione scientifica, ma come punto di partenza di un nuovo metodo filosofico.

    Le critiche
Ciononostante il pensiero kantiano sollevò numerose polemiche. Sottoposta a critica fu soprattutto, la sua teoria sulla conoscenza umana, divisa in due aspetti, le apparenze sensibili e la cosa nella sua essenza. Accettando, infatti, la conoscenza secondo l'idealismo di Berkeley, e, cioè, l’esistenza dei corpi reali, indipendentemente dalla loro conoscenza sensibile, si creava un dualismo, che, oltretutto, veniva dopo un altro dualismo tra fenomeno e noumeno. Seguendo il pensiero di Kant, la cosa reale finiva, così, per essere del tutto sconosciuta. Kant finì per essere tacciato di fenomenismo e agnosticismo.

Nonostante Kant avesse costruito la sua filosofia in modo organico e ordinatore, finì , sotto il profilo della conoscenza per dare origine a  delle involontarie difficoltà. La causalità per cui il noumeno finiva per creare in noi dei fenomeni, che era il contrario dell’inconoscibilità delle cose. Non solo, poiché la causalità come categoria dell'intelletto era valida solo per i fenomeni, non poteva essere usata indipendentemente dai fenomeni stessi. Così concluse il filosofo Friedrich Heinrich Jacobi.

Ad esso si aggiunsero le critiche di Gottlob Ernst Schulze, che derivò come postulando l’esistenza delle cose indipendentemente dalla loro conoscenza, finiva per essere dogmatico, cosa a Kant stesso inaccettabile. Supporre, infatti, l’esistenza del noumeno a priori, condizionava la sua conoscenza alla pensabilità dell’ oggetto stesso, arenandosi, così, nello scetticismo anti-metafisico di David Hume.

 

Il Kantismo
Lo sviluppo del pensiero di Kant ebbe inizio già dal 1787 con Karl Leonhard Reinhold, Questi, in prospettiva idealistica, cercò di eliminare il concetto di “cosa in sé”. Salomon Maimon, invece, sostenne l’inutilità di indagare una presunta realtà esterna alla coscienza, sostenendo che, come un numero immaginario, la vera realtà (il noumeno) era in ciò che è contenuto nella nostra coscienza.

Altri filosofi, come Johann Gottlieb Fichte, e, soprattutto, Friedrich Schelling, spostarono il dibattito sell’ontologia, che Kant aveva tralasciato. Sostenendo, invece, che l'essere esiste dentro l'autocoscienza. Nell’auto-formazione individuale, la cosa in sé coincideva con il momento trascendentale. Secondo i filosofi citati, una conoscenza necessaria e universale, quindi,  non poteva prescindere dall’ontologia.

   
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