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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  5/7  
  IL SETTECENTO
  La Rivoluzione Francese
 
 
 

 

 

La convocazione degli Stati Generali
Gli Stati Generali, riuniti nel 1789, non erano più quelli del 1614. Allora gli Aristocratici e gli ecclesiasti, insieme, pur non essendo cambiati percentualmente, riuscivano a mettere in minoranza il restante Terzo Stato. Stavolta, però, gli interessi di quest’ultimo erano tali da aprire un confronto di potere.
L'elezione dei deputati agli Stati Generali, in un dibattito serrato,  creò delle aspettative nel Terzo (e non solo) e dei suoi variegati componenti. I contadini speravano nell’abolizione dei diritti feudali, con un miglioramento della qualità della loro vita. La classe borghese filo-illuminista desiderava la realizzazione dell'uguaglianza dei diritti e nella instaurazione di una monarchia parlamentare di tipo inglese. Altrettanto illuminista era una parte dell’aristocrazia stessa, come, anche, la parte del basso clero, che viveva a contatto con il popolo. Tutti sognavano un cambiamento del tutto innovativo.
Durante la campagna elettorale, furono pubblicati i
cahiers de doléances ("quaderni delle contestazioni") che elencavano le rimostranze per i soprusi patiti dal Terzo Stato. Si affrontò il problema del funzionamento stesso degli Stati Generali fino ad allora, possedendo questi un sistema di voto “truccato”, che aveva permesso ad una esigua minoranza di governare la Francia.
Infatti, il sistema di voto prevedeva un singolo voto per un singolo Stato. Poiché gli interessi del clero e dello stato aristocratico coincidevano, il Terzo Stato non avrebbe mai raggiunto la maggioranza.

Il Terzo Stato chiese l’aumento dei propri rappresentanti eletti (raddoppiandoli) affinché fosse adeguatamente rappresentato il suo vero peso nella società. Nonostante Necker, riunì un’assemblea di notabili (il 6 novembre 1788), che rigettò l’idea del raddoppio dei rappresentanti, il 27 novembre 1788, un decreto reale accettò la modifica.
Il Terzo Stato chiese anche tra le modifiche strutturali l’introduzione del voto singolo o “per testa”, che avrebbe rivoluzionato il funzionamento degli Stati Generali. Luigi XVI non si pronunciò in proposito, lasciando la modifica agli Stati Generali stessi.
Dopo l’elezione dei rappresentanti, gli Stati Generali convennero a Versailles, il 5 maggio 1789, tra l’euforia popolare.
All’apertura, parlarono il Re, Necker e Barentin, il guardasigilli. Svolsero i loro discorsi soltanto sulle impellenti questioni finanziarie, cioè, delle tasse. Sin dall’inizio i rappresentanti del Terzo stato si resero conto che le modifiche fatte (il raddoppio dei rappresentanti) erano, più che altro, formali, non cambiando il sistema di voto, che rimaneva “per ordini”, cioè per singolo Stato. Altre modifiche non erano in programma.
Il Terzo stato voleva il voto singolo, l’assemblea unica di tutti i rappresentanti e le modifiche strutturali degli Stati Generali. Al Re e al governo interessava solo la questione delle tasse e non volevano, sostanzialmente, nessuna modifica. Era chiaro che i nodi sarebbero arrivati al pettine, creando lo stallo dell’assemblea. Cosa che avvenne il 27 maggio. Il giorno dopo l'abate Sieyès (del Terzo Stato) chiese una verifica dei cosiddetti  Communes ("Comuni"), cioè, del suo Stato, a cui partecipasse tutto il consesso. Alcuni rappresentanti degli altri due Ordini  singolarmente migrarono nel Terzo.

Il 17 giugno 1789 avvenne lo strappo: con il Giuramento della Pallacorda, gli eletti del Terzo Stato, nei Communes, si autoproclamarono come unici rappresentanti legalizzati. Come primo provvedimento si dichiararono come Assemblea Nazionale, unica a rappresentare, non gli Stati, ma il popolo stesso. Gli interessi da difendere erano quelli di tutta la nazione, con o senza la partecipazione degli altri due Stati. Il 19 giugno, il Clero, avendo al suo interno molti parroci simpatizzanti, accettò la verifica, unendosi all’Assemblea Nazionale.

La nuova assemblea muovendosi concretamente, cercò di risolvere il problema del debito pubblico, rivolgendosi ai possessori di capitale, che gli diedero fiducia. Firmo, quindi, il debito nazionale e le tasse, ma solo in via provvisoria, che erano state emanate “illegalmente”. Tutto ciò veniva garantito solo se l’Assemblea stessa avesse continuato a riunirsi, rimanendo in sessione. Il problema della povertà e della fame fu affrontato con la creazione di un comitato di sussistenza.
Al rapido succedersi degli avvenimenti, Necker tentò di stilare un proprio progetto, tuttavia, alquanto complesso. Fu superato dal rapido sviluppo della situazione. Anche il Re tentò, con una serie di provvedimenti, di riportare l’assemblea all’interno degli Stati Generali, abolire il proprio decreto, separando gli stessi Ordini. Le decisioni furono da lui emanate da Marly. Successivamente, il 20 giugno, dispose la chiusura della sala (la Salle des États), dove si riuniva l’assemblea. Con grande semplicità quest’ultima si spostò nel campo della pallacorda del Re, dove effettuò, come abbiamo visto, il giuramento (il 20 giugno 1789). Il 22 giugno, Luigi XVI vietò l’uso della sala della pallacorda. L’assemblea, tranquillamente, si riunì nella chiesa di Saint-Louis. Il giorno seguente, di fronte l’Assemblea, il Re decretò diversi provvedimenti censori, tra cui ordinava, a conclusione, a tutti i rappresentanti eletti di disperdersi. I nobili ed il clero abbandonarono la sala. Il Terzo Stato rimase ai propri posti.
Nonostante tutti i divieti e tutti i provvedimenti del Re, che tentava di riportare lo stato delle cose a come era all’inizio, i fatti, ormai,  lo ignorarono. 47 membri aristocratici si unirono all’assemblea, tra i quali il Duca d'Orléans. Moltissimi del clero, che erano intervenuti nella chiesa di Saint-Louis, fecero altrettanto. Persino Necker si riavvicinò, dopo essere caduto in disgrazia con il Re.

Mentre il conte di Artois, in una lettera al presidente del partito della nobiltà, scriveva che la vita del Re era in pericolo, quest’ultimo riunì gli Stati Generali. Il 27 giugno
, all’apertura del consesso, ci si rese conto delle molte defeziomi, ormai irrecuperabili. Intanto truppe militari si spostarono verso la capitale.
L’Assemblea, nella riunione del
9 luglio 1789, si nominò come Assemblea Nazionale Costituente, avendo intenzione di promulgare una carta costituente. Nei contatti con il Re, essa chiese fermamente il ritiro delle truppe affluite a Parigi. Luigi XVI rispose che la decisione spettava a lui solo.
Le due strade divergevano. L’Assemblea come organo dall'intera Nazione, accettò il principio illuminista della sovranità nazionale, di Diderot
. Le riunioni cominciarono ad essere riportate sui giornali, spostando il dibattito politico nelle vie e nelle piazze di Parigi, a cui tutti potevano partecipare. Il Palais Royal divenne il centro di discussione in città. Molti reggimenti militari si spostarono a favore del popolo.
Necker fu destituito il 12 luglio ed il 13 Luigi XVI riunì il consiglio del Re. Gli avvenimenti stavano precipitando. Il popolo, impaurito, organizzò una manifestazione, non essendoci quel giorno riunioni dell’Assemblea Nazionale. Soldati, di origine tedesca, ricevettero l’ordine di caricare e sparare sulla folla: vi furono feriti e si creò un enorme caos.
Il giorno seguente, il 14 luglio, si erano già formate milizie popolari con la distribuzione di armi (con 60.000 uomini). L'Assemblea nazionale invitò il Re ad allontanare i soldati radunati fuori Parigi, temendo possibili scontri. Il Re rifiutò l’invito. Le notizie del possibile ingresso delle truppe in città, spinse la gente, gettata nella disperazione, ad armarsi. Nell'arsenale dell'Hôtel des Invalides i parigini si procurarono delle armi, tra cui dei cannoni. Non avendo, però, polvere da sparo, la massa degli insorti si diresse verso la prigione reale della Bastiglia, per procurarsene: era iniziata la Rivoluzione francese.

 

La Rivoluzione Francese, per complessità e vastità, è nel suo sviluppo alquanto ingente. Si consiglia, quindi, per approfondire e conoscerla nella sua interezza, di continuare la ricerca su Internet. Rimandiamo, a titolo esemplificativo, alla voce Rivoluzione Francese di Wikipedia.

   
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