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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  6/7  
  IL SETTECENTO
  La Rivoluzione Francese
 
 
 

 

 

Bloccato il nuovo tentativo di epurazione e colpo di stato (sostenuto da Marais), Robespierre fu arrestato (il 27 luglio 1794). Successivamente, fu liberato e portato all'Hôtel de Ville. La Convenzione, dopo averlo messo fuorilegge, lo fece arrestare di nuovo. Come si sa, Robespierre fu condannato a morte e ghigliottinato il 28 luglio 1794, insieme a suoi fedeli. Con la sua morte ha termine il “Periodo del terrore” in Francia.
La nuova Costituzione votata e approvata (il 17 agosto 1795) permise la creazione di un Direttorio.
Due grandi insurrezioni furono organizzate dagli ex giacobini di Robespierre nel 1795 (il 1 aprile e il 20 maggio 1795). Stavolta la volontà in Francia era proprio quella di cambiare pagina e le rivolte finirono nel nulla.

La fine della prima coalizione e la ricerca di una pacificazione dell'ovest portò al secondo tentativo di regolamentazione costituzionale. Il potere legislativo fu consegnato ad un Parlamento bicamerale, composto da un Consiglio dei Cinquecento (di 500 componenti) e da un Consiglio degli Anziani (di 250 componenti). 5 persone nominate dal Consiglio degli Anziani avrebbero costituito il Direttorio, cioè il governo con poteri esecutivi. Questo avrebbe nominato i singoli ministri. Il Direttorio non poteva sciogliere le due camere, ma i rapporti tra i due organi non erano, come nel 1791, regolamentati riguardo i possibili conflitti istituzionali.

Le elezioni generali erano state programmate per il 12 ottobre del 1795. Ad agosto, però, la maggioranza termidoriana della Convenzione approvò un decreto per cui i due terzi dei componenti  per i nuovi consigli dovevano essere attribuiti a membri della Convenzione. Con questa selezione si evitava di fatto, una possibile ascesa dei realisti.
Alle votazioni i realisti ottennero la vittoria nei collegi dell'Ovest, la valle del Rodano e l'Est del Massiccio Centrale, con la relativa crescita del partito monarchico. Tuttavia, il pericolo di una sua presa di potere poteva essere scongiurato.
I realisti organizzarono sommosse in tutta la Francia, con duri scontri e massacri. A Parigi i legittimisti ribelli, si confrontarono con i miliziani fedeli alla convenzione termidoriana. Gli insorti non ebbero la meglio. La loro repressione nel paese non fu, comunque, particolarmente sanguinosa.
L’azione dei realisti non si fermò per questo. Le "reti di corrispondenza" mantenevano i rapporti stretti tra di essi. Deputati realisti, moderati del
Club di Clichy, ispirati dai due fratelli di Luigi XVI (Luigi e Carlo), con le potenze europee che sostenevano e finanziavano la fronda, il malcontento e la rivolta si mantennero costanti durante tutto il periodo del Direttorio. Anzi, quando nel marzo-aprile 1797, i realisti ottennero la vittoria elettorale, entrando, addirittura nel Direttorio (due membri su cinque), fu il partito dei termidoriani ad organizzare un piccolo colpo di Stato. Vennero destituiti i due eletti nel Direttorio (de Barthélemy e Carnot), ed i 177 deputati monarchici. Molti di essi furono deportati nelle prigioni della Guyana.
Nelle elezioni del 1798, prevalsero i giacobini, aprendo un periodo di relativa calma nella politica del Direttorio. Pur tuttavia, i vincitori si arrogarono in moltissime circoscrizioni di scegliere i deputati eletti. Il discredito, è ovvio, raggiunse il massimo.

La fine del periodo del Direttorio arrivò come era arrivata la Rivoluzione: con una grave crisi economica. La valuta dell’assegnato, che aveva perso valore, fu sostituita con il mandato territoriale, sempre in carta moneta. Ma anche questa si svalutò molto velocemente (circa un anno), tanto da costringere il governo a richiedere il pagamento delle tasse in moneta metallica, peraltro introvabile. I prezzi si abbassarono, mettendo nei guai i contadini.

In tale crisi finanziaria, ci si convinse che il debito pubblico, in gran parte ereditato dalla monarchia a dal seguente periodo rivoluzionario, era, praticamente, impagabile. Il governo decise di accantonare i due terzi di esso (una specie di bancarotta dei "due terzi"). Il terzo rimasto, fu inserito nel gran libro del debito pubblico. Nel 1798, furono emanate nuove tasse, senza però riscuotere grande successo nelle entrate.

Durante questo periodo, le armate francesi continuavano il confronto con gli altri imperi europei. Nella primavera del 1796  si ebbero dei successi in Germania, facendo arretrare l’esercito austriaco. Ma fu in Italia che si ebbero i successi decisivi. Le truppe francesi erano comandate da un giovane generale: Napoleone Bonaparte. Le sue vittorie costrinsero gli austriaci alla firma del Trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797. Nei due anni successivi i francesi controllarono quasi tutta la penisola italiana. Nacquero una serie di piccole Repubbliche, organizzate sul modello francese.
Le successive vittorie in Egitto di Napoleone, finalizzate al blocco della via per le Indie del Regno Unito, terminarono improvvisamente, perché il governo francese già si preoccupava dell’ascesa politica del giovane generale (che non nascondeva le sue mire)
La contaminazione francese crescente dell’Europa .preoccupava le monarchie russe, inglesi e austriache, che ripresero. ben presto, la guerra contro la Francia. L’esercito di quest’ultima contenne abbastanza bene l’urto militare, con i generali Brune e Masséna, ma in Italia, alla fine, tutti i territori conquistati da Napoleone furono persi.
In patria, intanto, la situazione rischiava di scappare di mano: Il governo, infatti, aveva iniziato contatti con Luigi XVIII per riportare al potere la monarchia. Il popolo, non volendo questo, era alla ricerca di un nuovo uomo forte.
Alle notizie che giungevano dalla Francia, Bonaparte tornò in gran fretta a Parigi. All’involuzione del Direttorio si rispose con un complotto secondo una strada opposta. Di esso facevano parte Sieyès ed il fratello di Napoleone, Luciano Bonaparte, che era anche presidente della stessa Assemblea dei Cinquecento.  Con grande semplicità, il 9 novembre 1799, ebbe luogo un colpo di stato che dimise il Direttorio e pose un triumvirato di “consoli”. Facevano parte di esso, oltre Napoleone Bonaparte, anche Sieyès e Ducos. In realtà, il potere era già detenuto completamente da Napoleone

Con il suo avvento si chiude il periodo della Rivoluzione. A dirlo è lo stesso Napoleone, che pronunciò un vero e proprio atto di chiusura. Egli, infatti disse: “Cittadini, la rivoluzione è fissata ai principi che l'hanno avviata, essa è conclusa”. Era apparso sulla scena il nuovo Imperatore, per una nuova stagione storica in Francia (ed Europa).
    

 

   
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