Quando, alla fine della sua avventurosa vita,
Giacomo Casanova compose il suo ultimo scritto Histoire de ma
vie, opera autobiografica in cui narrava le sue
vicissitudini, non poteva pensare di certo che la sua stessa
vita sarebbe stata la sua opera più famosa. Il personaggio
“Casanova” è entrato nell'immaginario collettivo, talmente
tanto, che su di lui sono stati versati fiumi d’inchiostro,
fiction televisive e cinematografiche. La sua vita è divenuta
quella più rappresentativa del Settecento e, soprattutto, quello
veneziano. Dopo la rivoluzione francese e il crollo della
Repubblica di Venezia e l’avvicinarsi di un nuovo secolo,
diversissimo dal precedente, Giacomo Casanova viene reputato la
spoglia di un'epoca ormai passata. E Casanova muore proprio sul
finire di quel secolo stesso (il 4 giugno del 1798). La sua
autobiografia è uno dei documenti più vivi della società e dei
costumi della classe dominante dell’epoca, nobiltà e alta
borghesia, delle corti e dei salotti, della vita quotidiana,
vero e unico, nella sua chiarezza, documento storico giunto fino
a noi. Nel mondo che egli ci descrive passano personaggi del
calibro di Rousseau, Voltaire, Madame de Pompadour, Mozart,
Caterina II di Russia e Federico II di Prussia. Come una
telecamera nascosta egli ci porta a conoscere dal di dentro la
vita dei grandi che si mischia con quella dei piccoli, nella
quotidianità d’ogni giorno. Forse è proprio da quest’ultima
opera (la Histoire de ma vie, cioè, la Storia della mia vita),
con le sue attente descrizioni, le franche e aperte confessioni
delle sue avventure, i suoi viaggi ed i dei suoi incalcolabili
incontri galanti, che nasce la sua fama d’avventuriero e di
seduttore, fino a diventarne un sinonimo ai nostri giorni.
Nel termine seduttore confluiscono il mito di Casanova, ma,
anche, quello di Don Giovanni, il personaggio dell’opera
drammatica
El Burlador de Sevilla y convidado de
piedra di
Tirso de Molina, autore spagnolo del Seicento (1579-1648). Uomo
reale e personaggio letterario si confondono, pur nella
differenza dei caratteri, oggettivamente, agli opposti.
Casanova, proprio perché reale, non conquista le donne per il
puro piacere “numerico”, come fa, invece, Don Giovanni, ma se ne
innamora, con generosità e
altruismo per farle felici, e se le abbandona, lo fa con
dolcezza, mai freddamente, come il suo alter ego spagnolo.
Eppure si somigliano, perché? Alcuni critici fanno un’ipotesi:
bisognerebbe partire dall’opera Don Giovanni di Mozart, il cui
libretto fu scritto da Lorenzo da Ponte, contemporaneo di
Giacomo Casanova. I due letterati potrebbero aver collaborato
nella stesura del testo (sono stati ritrovati alcuni documenti a
Dux, città in cui viveva Casanova, che lo comproverebbero).
Certo è che il veneziano fu presente alla prima a Praga
dell’opera mozartiana (29 ottobre 1787). Se Leporello, il
servo di Don Giovanni, nell'aria, famosissima, Madamina il
catalogo è questo, delle belle che amò il padron mio…
enumera le innumerevoli conquiste, come un elenco preso
attentamente, è anche vero che la figura vera ed effettiva di
Casanova servì a dare al termine
seduttore, qualità
umane più positive, sensazioni e sentimenti molto più reali.
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