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Il romanzo El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, conosciuto da noi come Don Chisciotte della Mancia, opera di Miguel de Cervantes Saavedra, scrittore spagnolo, è stato considerato da molti e importanti critici (vedi György Lukács) come il primo romanzo moderno. Molteplici sono i riferimenti al suo interno al romanzo epico-cavalleresco e al genere picaresco.
Lo scrittore prende spunto dall’ipotetico ritrovamento di un’antico testo arabo, da lui tradotto, di un’altrettanto ipotetico scrittore, certo Cide Hamete Benengeli, che racconta delle gesta epiche del cavaliere Don Quijote.
Il testo, che rappresenta uno dei romanzi principali del Siglo de oro, venne pubblicato in due volumi a distanza di dieci anni (nel 1605 e nel 1615).



In un mondo che cambia, alle nuove idee si contrappone la perdita di quelle vecchie. Siamo in un periodo dove avanza il materialismo e tramontano gli ideali cinquecenteschi. Cervantes nel suo racconto mostra tutta l’ inadeguatezza degli intellettuali del suo periodo di fronte a questi cambiamenti. La letteratura cavalleresca che tanto successo ha avuto alla fine del precedente secolo, ha agli occhi dell’autore una tale inadeguatezza da sfiorare la bugia e il ridicolo. Don Chisciotte, almeno nella prima parte del testo, è un personaggio comico e Cervantes nel prologo attesta che la sua intenzione è proprio quella di ridicolizzare il romanzo cavalleresco e il suo riferimento ad un medioevo ormai morto.
Ma esiste una motivazione “segreta” che sta alle spalle del romanzo. Cervantes fu un eroe reale. Partecipò, infatti, concretamente alla battaglia di Lepanto, battaglie reale in difesa della Cristianità, mettendosi in mostra per il suo coraggio. Non solo non fu premiato, ma visse la sua vita seguente nell’indigenza totale (si racconta, addirittura, che Cervantes terminò la sua vita in carcere). La fantasia dei poemi cavallereschi non corrispondeva tragicamente alla realtà. Gli eroi immaginari dei libri cavallereschi venivano esaltati dalla gente come reali, gli eroi concreti totalmente dimenticati. E’ una dissociazione tra realtà e fantasia, vera “follia” inspiegabile, ironicamente tragica. Spunta Don Chisciotte, cavaliere dalle meravigliose gesta, che lotta con i mulini a vento, i giganti, in una colossale perdita d’intelletto e verità.

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