Nella Storia della filosofia occidentale il pensiero nella
Grecia Antica ne rappresenta la prima fase. Essa va dal VII
secolo a.C. al 529 d.C., con la chiusura dell'Accademia di
Atene, per ordine dell’imperatore Giustiniano.
Con la
progressiva espansione della società greca (nel VI sec. a.C.),
con l’inurbamento, lo sviluppo dei commerci e i nuovi mestieri,
il confronto fra mito (supportato dalla tradizione)
e logos (da riflessioni logiche dell’intelletto),
costringerà il mito alla sola sfera religiosa e lirica. Tuttavia
il pensiero filosofico non coinvolse una grande quantità di
persone, ma ebbe il suo nucleo sociale in una minoranza della
classe dominante greca. Con lo sviluppo storico della filosofia
questi intellettuali eliminarono via via la sacralità che la
caratterizzava per arrivare all'oggettività dei fenomeni fisici
ma, soprattutto, mentali.
I filosofi, nell’espansione del
pensiero che coinvolgeva sempre più persone, toglieranno ai
sacerdoti il sapere, divenendone i nuovi depositari. E’ un
percorso lento ma progressivo. Partendo da Talete, dove è palese
l'influsso della religione sulla filosofia, si passerà ai
pitagorici, rappresentanti contemporaneamente una setta
religiosa, un partito politico dell'aristocrazia e una scuola
filosofica, per arrivare a lampi di ateismo filosofico, come, ad
esempio, in Anassagora, il quale, per il suo ateismo, fu
cacciato da Atene e le sue opere bruciate. Il neoplatonismo fu,
invece, un insieme religioso-filosofico.
Nello sviluppo
della filosofia greca molti sono i temi indagati, come
cosmologia, epistemologia, matematica, ontologia, gnoseologia
etica, etc. Sono, soprattutto, gli ultimi tre aspetti a
caratterizzarla:
l’ontologia, cioè “le
modalità fondamentali dell’essere in quanto tale al di là delle
sue determinazioni particolari”; la gnoseologia, cioè il
problema della conoscenza, collegata al problema della verità;
l’etica, che “ha per oggetto la determinazione della condotta
umana e la ricerca dei mezzi atti a concretizzarla”.
La filosofia greca nella sua originalità storica
approfondisce questi aspetti, che si sono rivelati, però, con
l’evoluzione del pensiero, soprattutto medievale e moderno, solo
mere categorie critiche.
Nella prima fase della formulazione del pensiero filosofico
greco prevale l'aspetto ontologico e cosmologico. Tra i primi
filosofi possiamo citare: La scuola di Mileto, con Talete,
Anassimandro e Anassimene, poi Pitagora, il pensiero della
scuola eleatica e di Parmenide, Eraclito, Empedocle, gli
atomisti Leucippo e Democrito,e
i sofisti.
Tra i primi si distingue dagli altri
Pitagora per il suo
approccio matematico nell’affrontare il complesso significato
dell'universo, alle cui fondamenta si trova l’invisibile armonia
tra le cose. Se per Pitagora il Numero è alla base della
saggezza, è l’Unità ad essere l'ente simbolico e massimo,
principio primordiale di ogni cosa nel Cosmo. Egli, infatti,
conducendo un ragionamento imperniato nell’approccio
matematico-geometrico, dove, però, la qualità prevale sulla
quantità, ne deduce la centralità dell’Unità suprema. Quello di
Pitagora, l’approccio matematico, è ristretto a pochi introdotti
per il impronta sacra che aveva la dottrina ai primordi.
La
struttura cosmologico misticheggiante del pensiero di Pitagora,
verrà sviluppata in seguito nella filosofia di Platone.
La direttrice ontologica, sia pluralistica che monistica, fu
contestata dalla scuola
sofistica, che basandosi sul fatto che ogni uomo ha
dell’etica una propria visione, questa non è definibile. Questo
punto d’arrivo, fu in realtà, punto di partenza per i filosofi a
loro posteriori. Essi, infatti, cercarono nel pensiero
filosofico di giungere a conclusioni universali e oggettive, sia
per i valori umani di per sé che per la conoscenza in generale.
Il primo a misurarsi in questa ricerca fu Socrate, che avviò
l’età classica della filosofia greca.