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Durante il Medioevo si registrò una dura battuta d’arresto per quello che riguardava viaggi, esplorazioni e contatti con culture diverse. Il quadro di riferimento geografico spesso regredì alle nozioni dell’antichità.
Tra i popoli che invece operarono per la conoscenza in questo periodo, abbiamo gli Arabi e i Vichinghi (nel X secolo). I primi si spinsero verso est, cioè l'Asia centrale, l'India e la Cina. I secondi arrivarono in Groenlandia, forse in America.
Dopo l’anno mille, l’economia e i commerci ripresero a svilupparsi. Nascono le Repubbliche Marinare in Italia. Molti furono i tentativi di contattare i paesi asiatici e instaurare traffici commerciali che escludessero i mercanti arabi, che facevano crescere significativamente il costo delle mercanzie. Abbiamo in questo periodo anche tentativi di aprire nuove strade commerciali. I fratelli Vivaldi si spinsero in una ricognizione marittima nell'Oceano Atlantico. Di loro, precursori delle esplorazioni rinascimentali, non si ebbe più notizia.

E’ in questo quadro storico che si colloca il viaggio di Marco Polo, effettuato insieme al padre Nicolò e allo zio Matteo. Con una missiva di Papa Gregorio X da consegnare a Kubilai Khan, il gruppo iniziò, nel 1271, il pesante e pericoloso viaggio. Fra il 1271 e il 1295, Marco Polo raggiunse la Cina (da lui chiamata Chatai) e vi soggiornò per diversi anni acquisendo una buona conoscenza della cultura e dei costumi dell’Impero cinese. Ebbe l'opportunità di constatare i numerosi progressi tecnologici e civili raggiunti nel lontano paese. Tornò a Venezia per mare.
Dalla raccolta dei suoi racconti di viaggio, dettati a Rustichello da Pisa in lingua d'oïl, suo compagno di prigionia a Genova, nasce Il Milione, testo importante per la comprensione dell’Asia dell’Est del XIII secolo, e per tutti coloro che in quel periodo ambivano informazioni sulla lontana civiltà.
Inizialmente il libro era intitolato Le deuisament du monde. Il titolo “il Milione” deriva da un soprannome dell'autore, che aveva usato la parola innumerevoli volte per raccontare la ricchezza di beni gestita dall’imperatore Kublai Khan.
Marco Polo successivamente, tra il 1310 e il 1320, stese una versione il Italiano. Il libro andò perduto, non prima che un frate domenicano, Francesco Pipino, lo traducesse in latino. Fu tentata una traduzione dal latino, accrescendo, però, soltanto le tante difformità verso la bozza iniziale.
Durante il Cinquecento il libro fu ulteriormente modificato e arricchito di incisioni. Il testo, anche se bello, ne risultava manomesso, acquisendo l’impostazione di un romanzo fantastico e inventivo, relativo ad una  realtà inesistente o immaginaria. Solo nel Settecento nel periodo illuminista, fu riscoperto il testo originale, rivalutato e valorizzato, come giusto che sia, e posto nella storia delle ricerche geografiche.

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