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Emilio Salgari, “il capitano” Emilio Salgari, come amava farsi chiamare, studiò, sì, al Regio Istituto Tecnico e Nautico "P. Sarpi" di Venezia, ma non divenne mai capitano di marina. Il suo viaggio per mare più eclatante lo fece per tre mesi a bordo della nave Italia Una in Adriatico. Niente di più. Incredibile. L’uomo, che ha affascinato con i suoi racconti d’avventura diverse generazioni di lettori, non visitò mai né l’India, né le isole caraibiche. I suoi pirati nascevano dalla sua fantasia su alcune letture fatte privatamente. Autore prolifico è considerato uno dei precursori della fantascienza in Italia. Dai suoi romanzi sono stati tratti una cinquantina di film. Tant’è che oggi gode di una certa fama popolare.

Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgàri  (Verona, 21 agosto 1862 – Torino, 25 aprile 1911) nacque da una famiglia di piccoli commercianti nel 1862, da padre veronese e madre veneziana. Cresciuto in Valpolicella, nel comune di Negrar (frazione di Tomenighe di Sotto), frequentò, come detto, il Regio Istituto Tecnico e Nautico "P. Sarpi" di Venezia: la sua esperienza tecnica.

Salgari compose e pubblicò a puntate il suo primo racconto (I selvaggi della Papuasia ) su un giornale milanese, all'età di vent'anni. Il romanzo La tigre della Malesia, uno dei suoi più conosciuti, fu pubblicato a puntate, a partire dal 1883, sul giornale veronese La nuova Arena (a 21 anni).
La produzione di Salgari di romanzi storici e d’avventura fu vastissima. Si contano almeno
ottanta opere (si arriva a più di 200 tenendo conto anche dei racconti). A questi si possono aggiungere anche scritti sotto pseudonimo e rifacimenti di opere di altri autori, come nel caso di Le caverne dei diamanti, una versione ispirata al romanzo Le miniere di re Salomone di H. Rider Haggard.

Le ricostruzioni storiche ed ambientali in cui Salgari calava i suoi personaggi e le sue vicende, sono tutt’altro che il prodotto esclusivo della sua fantasia. Persone, come, ad esempio,  James Brooke, il raja bianco di Sarawak, sono esistite realmente. La storica olandese Bianca Maria Gerlich, ha svolto attente ricerche nelle biblioteche di Verona, tali da ricostruire le fonti del percorso informativo dello scrittore (le sue ricerche sono state pubblicate da importanti pubblicazioni scientifiche quali Archipel nei Paesi Bassi e, in Italia, Oriente Moderno).

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