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Benedetto Castelli, il cui vero nome era Antonio Castelli, frate dell'ordine benedettino, ebbe la fortuna d’essere allievo di Galileo Galilei, prima all’Università di Padova (a partire dal 1604) e poi a quella di Firenze (dal 1611). Il suo rapporto con lo scienziato, non si limitò solo a quello di allievo, perché, con il tempo ne divenne amico. Instaurò con lui, una fitta corrispondenza, tanto che, nel 1612, Galileo scrisse per lui la Risposta alle obiezioni di Lodovico delle Colombe e Vincenzo de Grazia, a causa di una disputa nata dal testo  "Disputa sui galleggianti" del Castelli. Addirittura Galileo lasciò la firma all’amico. Il Castelli fu, comunque, uno dei principali diffusori del Sidereus Nuncius di Galilei, scritto che, basato sulle prime importanti osservazioni astronomiche dello scienziato, dava inizio alla nuova epoca scientifica.
Al di là dell’amicizia con Galileo, il Castelli, matematico insigne, si applicò a ricerche nel campo dell’idraulica.
Scrisse una importante opera  sull’argomento dal titolo Della misura delle acque correnti.
Dapprima fu
lettore  presso l’Università di Pisa ( 1613), poi, chiamato da papa Urbano VIII, che lo stimava moltissimo, all’Università di Roma nel 1626.
Allievo, come detto, del Galilei, a sua volta ebbe allievi del calibro di: Bonaventura Cavalieri, Evangelista Torricelli, Eustachio Divini e Giovanni Alfonso Borelli.



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