Come abbiamo già scritto, prima della
pubblicazione della Storia della letteratura italiana, erano già
state pubblicate opere simili come quella di Emiliano Giudici,
quella del Cantù e quella del Settembrini. Evidentemente per il
De Sanctis non erano sufficienti o realizzate nella giusta
maniera: In realtà il metodo da applicare non è mai stato
oggetto di pubblicazioni sull’argomento.
I suoi principi critici furono resi
pubblici in più scritti, ma non in opere organiche di poetica e
di estetica. La stessa problematica dell’arte, secondo
l’interpretazione del De Sanctis, possiamo solo intenderla
nell’opera stessa e nelle le sue disseminate riflessioni su di
essa.
L'estetica moderna e i suoi principi
fondamentali derivano, tuttavia, dalle affidabili basi del suo
pensiero critico.
Tra le intuizioni del De Sanctis abbiamo il
legame stretto tra il contenuto e la forma, reputando che tra
queste non esista separazione perché esse sono l'una nell'altra.
Lo scrittore non può essere estrapolato dal suo contesto
storico, perché la sua cultura e il suo pensiero derivano dalla
realtà e dalla civiltà che lo circondano e lo permeano
mentalmente. La sua battaglia culturale, nel portare avanti
queste convinzioni, tenta, quindi, di ottenere l’affermazione
dell’unità tra uomo ed artista, tra cultura e società, tra
scienza e vita.
Nel periodo in cui andavano diffondendosi
le idee di Hegel, aderì alle sue teorie. Ma le sue convinzioni
lo portarono a ribellarsi a quelle, apertamente in occasione
della divulgazione del suo "Saggio sul Petrarca". Se l'arte è,
come sosteneva Hegel, "l'apparenza sensibile dell'Idea", ne
consegue il carattere teoretico all'arte, ma,
contemporaneamente, ne nega l'autonomia. De Sanctis, invece,
propone un’estetica in cui la forma (unita al contenuto) viene
intesa come un’attività dello spirito, originaria ed
indipendente.
Ma aldilà dei concetti astratti è con
l’esempio che il De Sanctis dà origine ad una nuova storiografia
letteraria. Se già nel romanticismo era sentita la necessità di
una nuova forma di storiografia che non fosse esclusivamente una
raccolta di biografie, egli con la sua "Storia della
letteratura italiana" dimostra la possibilità di ottenere
una storia della letteratura dove arte, artisti ed inquadramento
storico-culturale danno origine ad una storia organica nel suo
completo svolgimento.
Innegabilmente il pensiero desanctisiano fu
osteggiato dalla critica positivistica della scuola storica. Fu
riscoperto e apprezzato dal Croce e, con Gramsci, rilanciato
nella critica di tendenza marxista.
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