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Indice del primo volume
della Raccolta

   
  DIDONE ABBANDONATA    
  SIROE    
CATONE IN UTICA
  EZIO    
       
 

 

Metastasio si stabilì a Vienna nell’aprile del 1730 in una casa messa a disposizione da Pio di Savoia, direttore dei teatri di Carlo VI. Divise la sua abitazione sin dall’inizio con il maestro di cerimonie del Nunzio apostolico a Vienna, Niccolò Martines, già conosciuto a Napoli. Tra i due vi fu sempre simpatia e amicizia.
La nuova stagione viennese, fu un periodo, soprattutto dal 1730 al 1740, fruttuoso di composizioni tra le più belle dell’autore. Molte di esse, com’è naturale furono realizzate per occasioni particolari, ma l’abilità del Metastasio lo portò a realizzare opere come l'Ipermestra in nove giorni. Tra i titoli prodotti, oltre l'Ipermestra, possiamo elencare: Adriano, Demetrio, Issipile. Demofonte, Olimpiade, Clemenza di Tito, Achille in Sciro, Temistocle e Attilio Regolo. Nella sua raccolta di testi, possiamo annoverare anche quello de La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, composto nel 1730, che ottenne, dato l’argomento sacro, un grande successo e fu messo in scena innumerevoli volte. L'entusiasmo viennese e soprattutto la sua grande esperienza fatta nel periodo precedente lo portarono alla perfezione letteraria e ad un grande controllo compositivo.
Ma nel momento di maggiore successo, nella favola compiuta, ecco che la sua residenza a Vienna, gli mostrò l’altra faccia della medaglia. Non essendo nobile dalla nascita, fu escluso dai circoli aristocratici. Ebbe una relazione con la contessa Althann, cognata della principessa Belmonte Pignatelli. Il clima freddo, sia quello sociale che quello meteo, minarono la sua salute, sia psicologica che fisica, portando il poeta, dopo il 1745, a diminuire progressivamente la realizzazione di nuovi melodrammi. Nel 1755 morì la contessa Althann. Con l’avanzare degli anni egli cessò di scrivere e diminuì i suoi rapporti sociali a poche persone.
Il 3 settembre del 1768 fu nominato accademico della Crusca.
Il 12 aprile del 1782, morì. Lasciò una grande eredità, circa 130000 fiorini, ai figli dell'amico Martines, non avendo più parenti.
Fu sepolto nella cripta della chiesa di San Michele a Vienna, e un grande busto, che lo raffigura, si trova con una lapide nella chiesa dei Minoriti.

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