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Luigi Settembrini è uno scrittore del XIX secolo non molto conosciuto. Nato a Napoli nel 1813, fatalmente legò la propria vita alla storia del nostro paese, le cospirazioni, le guerre e l’Unità d’Italia, tanto che, il 6 novembre del 1873 venne nominato senatore. La sua attività, però, si svolse principalmente al sud della nostra penisola, all’interno del regno borbonico delle due Sicilie. Partecipe degli avvenimenti storici, visse il retro della medaglia, oggettivamente poco conosciuto. Me se “i tiranni” erano diversi, il risultato era lo stesso: la persecuzione degli avversari politici.
I guai per Settembrini iniziarono quando, dopo gli studi di giurisprudenza a Napoli, ottenne la cattedra di eloquenza presso il liceo di Catanzaro, nel 1835. Qui conobbe patrioti legati a gruppi mazziniani locali, con cui fondò il gruppo dei "Figliuoli della Giovine Italia", che gli valse la prima condanna. Nel 1837 fu condannato per cospirazione a tre anni di segregazione, che trascorse nel carcere di Santa Maria Apparente. Quando ne uscì cercò di defilarsi politicamente, svolgendo lezioni private. Tuttavia alla ripresa dei moti risorgimentali, tra il 1847 e il 1848, rientrò nel dibattito politico attivamente con i suoi scritti, tra cui Protesta del popolo delle due Sicilie. Nel 1849, con la restaurazione borbonica, essendo tra i patrioti di spicco, fu arrestato e di nuovo condannato, stavolta con la condanna a morte, successivamente commutata in ergastolo.
Negli anni di prigionia sull'isola di Santo Stefano, il 1851 e il 1859, si dedicò alla traduzione dei dialoghi di Luciano di Samosata (che pubblicò solo nel 1861).
Avviato alla deportazione negli Stati Uniti, riuscì a sfuggirne, e rimase a Londra fino al momento dell'unificazione
Fu professore presso l'Università di Bologna di letteratura italiana e dal 1861 insegnò all'Università di Napoli, facendo una rapida carriera fino al rettorato dell’università stessa. Pubblicò diversi libri, tra cui i tre volumi dell'opera Lezioni di letteratura italiana (1866-1872), le già citate traduzioni di Luciano, le Ricordanze della mia vita (pubblicate postume dall'editore Morano, con la supervisione di Francesco De Sanctis), le Lettere dall'ergastolo (del 1851-1858), ed altri testi.

Aggiungiamo uno stralcio dall’introduzione al primo volume delle traduzioni di Luciano di Luigi Settembrini , che ci pare significativo delle sofferenze di un patriota italiano, letterato, incarcerato in quegli anni turbolenti.

“Ero io da due anni nell’ergastolo di San Stefano, quando ci venne il mio diletto amico Silvio Spaventa, il quale portò seco un volume contenente alcune opere di Luciano tradotte in francese dal Belin de Ballu. Lo lessi, mi piacque, mi ricordai degli studi della mia giovinezza; e mi parve che il riso e l’ironia di Luciano si confacesse allo stato dell’anima mia. Per non perdere interamente l’intelligenza, che ogni giorno mi va mancando, per non perire interamente nella memoria degli uomini, mi afferrai a Luciano, e mi proposi di tradurne le opere nella nostra favella. Ebbi il nudo testo emendato dal Weise, e cominciai a lottare disperatamente con mille ostacoli, senz’altro aiuto che un piccol lessico manuale: ma pervenuto più oltre della metà del lavoro, ebbi l’edizione Bipontina. Per cinque anni vi ho lavorato continuamente fra tutte le noie, i dolori, e gli orrori che sono nel più terribil carcere, in mezzo agli assassini ed ai parricidi: e Luciano, come un amico affettuoso, mi ha salvato dalla morte totale della intelligenza (…).” (Ergastolo di San Stefano, Settembre 1858)



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